Bisogna arrivare quasi a metà del libro perché l’autore scopra le carte circa le finalità immediate del suo saggio. Si tratta cioè di rendersi anzitutto conto della nostra miopia di fronte a qualsiasi immagine che contenga vegetali: semplicemente “lasciamo che siano lo sfondo, il palcoscenico sul quale gli animali possono vivere la loro vita”. Ridotte a scenografia priva di grandi interessi, al di là di qualche effimero entusiasmo estetico, le specie vegetali passano inosservate. Quel che è peggio, però, è che questa invisibilità apre al disinteresse per la loro sopravvivenza con le conseguenze facilmente immaginabili.
Lo scopo del libro è esattamente l’opposto. Nel ridare visibilità al “groviglio verde”, intende sottolinearne non soltanto la multiforme ricchezza, ma anche l’importanza per la vita sul nostro pianeta. Come dire, accorgersi dell’ambiente vegetale è il passo fondamentale per contrarre un impegno a salvaguardarlo.
Che senso abbia richiamare Alessandro Magno nelle prime pagine definisce poi lo stile dell’autore che non vuole elaborare un saggio scientifico, bensì, pur facendo salvo il rigore delle informazioni riportate, si appella alle fonti più svariate per aprire ogni capitolo. Libri, film, citazioni sono tutte occasioni per introdurre argomenti, come con Salgari che spalanca la finestra sulla giungla o Spielberg a braccetto di Bradbury per parlare della vegetazione arcaica e dei suoi eredi contemporanei.
L’autore prende letteralmente per mano il lettore e invita a una passeggiata in vari ambienti. La giungla, appunto, poi le foreste polacche o tra le sequoie giganti: sono spazi dove camminare tenendo gli occhi ben aperti, per scoprire la vita che li caratterizza.
Il titolo tradisce il cuore di queste esperienze. L’autore infatti non propone una ricerca di botanica, non accosta singole specie o individui. Anzi quel che condivide col lettore è proprio il fascino di un “groviglio” cioè di una sovrabbondanza di elementi naturali, vegetali anzitutto, che è immagine eloquente del brulicare della vita a sua volta sostegno delle specie più grandi, uomo compreso.
È qui che Alessandro Magno ha la sua parte. Quando secondo il mito fu sfidato a sciogliere il “nodo gordiano” per diventare padrone dell’Asia, si limitò a prendere la spada e semplicemente tagliarlo come fa l’uomo oggi che, poco preoccupato di osservare e capire quanto gli sta intorno, si limita ad affondare il proprio intervento sconvolgendo l’ambiente.
Il groviglio verde
di Danilo Zagaria
Editrice Add
euro 18