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Venerdì 22 novembre 2024

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Itinerario alla scoperta della val Curta dall’antico ponte alla borgata Duranda

Tra storia e natura, un suggestivo percorso di montagna che può essere affrontato senza troppe difficoltà in circa due ore di cammino tra andata e ritorno

La Guida - Itinerario alla scoperta della val Curta dall’antico ponte alla borgata Duranda

Brossasco – Tra storia e natura, quello della val Curta (“val Corta”) è un suggestivo itinerario di montagna che può essere percorso senza troppe difficoltà con una passeggiata di circa due ore tra andata e ritorno: lo scorso maggio, a cimentarsi con questo tragitto sono stati i membri dall’associazione Tavio Cosio, in compagnia di Floriana Martina, esperta conoscitrice della vallata originaria di Brossasco, e dello storico locale Gianpiero Boschero. Il naturale punto di partenza dell’escursione è il ponte di Valcurta. In realtà, la denominazione è viziata da un errore storico che risale almeno alla metà del Cinquecento: in età medievale, a portare il nome di “ponte di Valcurta” era infatti – più correttamente – un attraversamento situato in corrispondenza del punto di innesto nel torrente Varaita del piccolo rivo di San Mauro, che percorre la valle in questione. Oggi, invece, ad assumere questa denominazione è un ponte del tutto diverso, situato nel punto (più a monte) in cui a confluire in Varaita è il rivo di Valmala, e non quello della val Curta. Prima di questo curioso scambio di nomi, l’attraversamento attuale era invece conosciuto come ponte di Sant’Eusebio, ed è così che ancora oggi lo ricordano alcune memorie storiche del paese quando vi si fa riferimento a livello colloquiale. “Si tratta – osserva Gianpiero Boschero – di uno slittamento difficile da spiegare, perché in realtà i toponimi di ponte di Sant’Eusebio e di Valmala erano già in uso fin dal 1062 (Sancti Eusebii pontum sive malus locis), e non c’era alcun rischio di confusione”.

Dopo aver parcheggiato l’auto nei pressi del ponte, oppure all’altezza del vecchio mulino, occorre seguire la strada nel prato, mantenendo la montagna a destra fino a raggiungere il rivo di San Mauro, poco a monte del suo innesto in Varaita, per poi imboccare il sentiero che conduce in val Curta. Di lì, il sentiero sale gradualmente sulla destra per qualche metro, per poi acquistare quota con una breve svolta verso Melle e un successivo tornante che riporta il tracciato lungo la direzione del rivo. Da quel punto ha inizio un lungo tratto ombreggiato e ricco di vegetazione: a seguire, il sentiero attraversa il corso d’acqua e prosegue con una salita marcata ma alquanto regolare. Dopo un altro tornante, si raggiunge infine la borgata Meira Dufin, per chi lo desidera raggiungibile anche in automobile. Dopo aver attraversato l’abitato, si sale alla borgata Vacot proseguendo su quella che era un’importante mulattiera. La tappa successiva, superata la località Caiot Superiore, è la borgata San Mauro, dove si può ammirare una pregevole chiesetta di montagna con, adiacente, un grosso edificio che in passato era adibito non soltanto a canonica, ma anche a scuola elementare. Se invece da borgata Vacot non si volge a destra verso San Mauro ma si prosegue diritto, si può raggiungere un piccolo poggio che ospita alcuni ripetitori, denominato Bricco della Croce e soprannominato dai brossaschesi bric dl’Arbou Soulet (“poggio dell’albero solitario”).

“In passato – spiega Gianpiero Boschero – se si volgeva lo sguardo dal capoluogo di Brossasco verso l’alto, sul poggio si poteva intravedere un grande albero solitario. Approfondendo le ricerche, grazie a Floriana Martina e ai ricordi del papà, abbiamo appurato che si trattava di una quercia”. Sia proseguendo dal bric che, in alternativa, anche da San Mauro, si può poi raggiungere la cappella di San Lorenzo, per poi giungere in borgata Duranda, località ormai quasi del tutto abbandonata. Alle sue origini storiche è dedicato il libro “Vita di Pierre” del 1946, a firma dello scrittore, giornalista e direttore didattico Giacomo Paolo Reynaudo, vissuto a Firenze ma originario di Brossasco. La borgata sarebbe stata fondata nella seconda metà dell’Ottocento da un giovane orfano di nome Durando, che dopo varie peripezie avrebbe ottenuto dal Comune una concessione per fondare un nuovo insediamento. Da quel punto, tre opzioni: tornare indietro fino a Brossasco, proseguire fino a Valmala o fare ritorno al bric dl’Arbou Soulet e proseguire seguendo le insegne del nuovo “anello di San Mauro”, inaugurato due mesi fa dai volontari del gruppo “Sentieri di Brossasco”.

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