Le precipitazioni di fine febbraio e inizio marzo hanno riequilibrato un bilancio idrico altrimenti disastroso per l’inverno 2023/2024, salvando “in extremis” le semine primaverili e più in generale le coltivazioni in campo. Poi la pioggia di una primavera tra le più piovose degli ultimi anni.
Ma, per quanto preziose, le ultime piogge registrate non sono risolutive di una crisi idrica che va avanti ormai da anni – precisa Coldiretti Cuneo – perché, al netto dell’acqua rimasta sotto forma di neve in montagna e di quella assorbita dal terreno che è andata a rimpinguare le falde, buona parte della pioggia caduta è finita nei fiumi e dunque “transitata” verso il mare senza che si sia potuto immagazzinarla in vista del prossimo evento siccitoso.
Insomma, la siccità resta una delle emergenze più pressanti con cui deve fare i conti l’agricoltura cuneese.
La riduzione del deficit idrico può essere perseguita solo attraverso una politica volta da un lato a incrementare la disponibilità di questa risorsa, dall’altro a limitarne i consumi.
Aumentare la disponibilità significa dotarsi di strutture in grado di immagazzinare l’acqua quando questa si rende disponibile per utilizzarla successivamente nei periodi in cui è massima l’idroesigenza; diminuire i consumi significa rendere efficiente il sistema, minimizzando le perdite di percolazione dal punto di prelievo fino a quello di consegna, promuovere una riorganizzazione degli Enti irrigui con l’obiettivo anche di abbandonare, progressivamente, le tradizionali tecniche irrigue basate su rigidi schemi di turnazione per adottare i più moderni sistemi in grado di rendere disponibile l’acqua nel momento e nella quantità ottimali.