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Domenica 22 dicembre 2024

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L’incisione monocroma come inno all’introspezione

Oscar Giachino è un giovane artista di Mondovì che opera all’interno del mondo dell’incisione e della stampa d’arte

Mondovì

La Guida - L’incisione monocroma come inno all’introspezione

Oscar Giachino è nato a Mondovì nel 1989. Si diploma presso il Liceo Artistico statale Ego Bianchi di Cuneo nell’indirizzo figurativo nel 2009. Dopo si iscrive all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino e, dopo un paio di anni di indirizzo pittura, si trasferisce nell’indirizzo di grafica e Stampa d’Arte. Consegue la laurea specialistica con 110 e lode nel 2016. Grazie agli studi universitari, la sua tendenza è sempre più rivolta verso un lavoro d’impianto grafico, dalla pittura si sposta all’illustrazione per poi approdare definitivamente all’interno del mondo dell’incisione e della stampa d’arte, la quale tutt’ora è la sua principale attività artistica. Ha eseguito numerose mostre sia in Italia che all’estero. Vive e lavora a Magliano Alpi.
Diverse le sue mostre ralizzqte negli ultimi anni tra collletive e personali tra cui “Visioni” presso l’ex Chiesa di Santa Maria del Monastero a Manta nel 2022. Prima le collettive “Esplorazioni” e “Fogli d’arte” a Cuneo, “Forme e colori” a Cortemilia, a “Spectaculum Prosequitur” l’antologica dedicsata in San Francesco a Cuneo a Claudio Berlia e ad alcuni dei suoi studenti tra cui proprio Giachino.
Le “Visioni”, nella definizione più comune del termine, sono immagini per lo più inventate e fantastiche, nel caso delle opere di Giachino sono frutto di ricordi e ispirazioni che sfociano in un risultato artistico che vede il fruitore come protagonista della scena.
Partendo dai “ricordi del Beinale”, il Beinale è una grande collina o altipiano vicina a Magliano Alpi adibita soprattutto alla coltivazione e quindi silenziosa e adatta a passeggiate tranquille, chi guarda le opere viene trasportato nello spazio e nel tempo verso quell’attimo che l’artista vuole farci percepire, l’uso della tecnica dell’incisione, monocroma, rafforza la poetica del momento dell’immedesimazione dove il protagonista, quindi noi che guardiamo, siamo chiamati a capire i colori, scoprire gli odori, il clima, i rumori in una perenne trasformazione in virtù delle nostre personali esperienze.
“I nostri compagni nel cammino – spiega Fabrizio Garelli – sono soprattutto manufatti di natura umana, dai giganteschi tralicci metallici che come grandi esseri in movimento proseguono per la loro strada segnata come enormi marionette, incuranti di noi e dei nostri pensieri, fino ai piloni votivi, compagni fisici ma soprattutto spirituali, cammino terreno e cammino religioso si uniscono in un rispetto reciproco che fa pensare, malinconicamente, anche alle antiche tradizioni perse, alle speranze e ai miracoli che molti uomini e donne, pregando, hanno chiesto, forse, a questo simbolo di santità, che ora è solo, come noi, in una magnifica radura, ma solo. La solitudine è il nesso che lega i protagonisti di queste opere, non dev’essere per forza visto come una caratteristica negativa, è un inno all’introspezione mettendo come protagonisti i nostri pensieri. Il Beinale diventa un luogo infinito, senza tempo e senza spazio, dove tutti possono passeggiare, dove insieme a strade di terra e erba ci sono anche grandi tralicci”.
“La natura sicuramente fa da padrona nelle opere di Giachino – continua Garelli -, dalla tranquilla campagna al potente oceano senza pietà dove le navi in balia delle onde sono una perfetta metafora della nostra vita in balia della sorte. Ambiente che ci stupisce e ci affascina ma che sa essere potente e spietato, quasi piacevolmente soddisfatto, nelle opere dell’artista, nel distruggere e far affondare navi e vite in un turbinio nero e profondo che terrorizza ma al tempo stesso attira per il mistero insito in esso. Un nero profondo che possiamo ammirare anche nelle sue “rovine”, resti di una civiltà che non c’è più ma che ha lasciato ai posteri i suoi misteri, sta a noi addentrarci nelle grotte o attraversare antichi archi per arrivare in luoghi onirici e misteriosi, non si sa se il nostro traguardo ci porterà ad antichi tesori o trappole mortali, l’importante è fare coraggiosamente il passo, ciò che ci chiede l’artista è di partire e scoprire, come se unicamente il viaggio fosse l’elemento più importante e ciò che ci darà le vere emozioni. Passando da paure antiche e nature violente ora incontriamo i colori, ambientazioni che rispecchiano tutte le caratteristiche e gli elementi delle incisioni precedenti ma che al loro confronto hanno un forte impatto emotivo, in loro c’è la risurrezione della vita e della natura in se, i girasoli, le tigri, i pesci, sono simboli potenti di vita che sono un inno alla grandezza dell’ambiente che ci sta intorno”.

Oscar Giachino sarà il protagonista del workshop di incisione all’acquaforte en plein air del 18 agosto in occasione della mostra di Federica Galli “Solchi” fisitabvile fino al 15 settembrea al Museo Civico della Stampa di Mondovì.

Tigre! Tigre! DIvampanate fulgore - Oscar Giachino

Tigre! Tigre! DIvampanate fulgore – Oscar Giachino

Aurora - Il cielo sopra Sir John Franklin - Oscar Giachino

Aurora – Il cielo sopra Sir John Franklin – Oscar Giachino

Composizione - Oscar Giachino

Composizione – Oscar Giachino

Visioni - Oscar Giachino

Visioni – Oscar Giachino

Erebus - Oscar Giachino

Erebus – Oscar Giachino

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