È indubbio che la crisi climatica stia segnando in maniera irreversibile la gestione delle risorse irrigue del nostro territorio.
A soffrire di più è il mondo dell’agricoltura, perché la scarsità d’acqua incide negativamente sulle rese produttive da un punto di vista sia quantitativo che qualitativo. Ma le conseguenze non investono soltanto le aziende agricole, riguardano tutta la popolazione.
Si tratta di un aspetto fondamentale che, ricorda Coldiretti, purtroppo sfugge al decisore politico: la carenza d’acqua non è un problema della sola agricoltura ma un problema di tutti. E lo è per due motivi. Innanzitutto, senz’acqua è impossibile produrre cibo, e senza cibo non c’è futuro. In secondo luogo, se non si farà nulla, il rischio concreto che corriamo è di restare senz’acqua anche per l’uso civile e idropotabile.
La siccità con cui ci stiamo sempre più spesso confrontando, e per periodi di tempo sempre più lunghi, ci sta mettendo di fronte una situazione con poche vie d’uscita, che ci obbliga ad affrontare il problema in maniera più costruttiva e soprattutto più concreta di quanto non sia stato fatto sino ad oggi, se vogliamo realmente salvaguardare il nostro territorio e le realtà agricole che lo costellano.
Eppure c’è chi continua a guardare il dito e non la luna, sostenendo che è l’agricoltura a dover farsi carico del problema acqua.
Il presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada, dichiara a riguardo che “non è più procrastinabile un progetto ambizioso capace di incidere a livello strutturale e gestionale per contrastare gli effetti del cambiamento climatico in atto. Le istituzioni ad ogni livello hanno il dovere di affrontare oggi la questione dell’approvvigionamento idrico per garantire un futuro alle prossime generazioni, in gioco non ci sono solo gli interessi del settore agricolo ma dell’ambiente e dell’intera collettività”.
“E chi ci chiede cosa stanno facendo le aziende per far fronte alla crisi idrica – spiega Nada – rispondiamo che l’agricoltura sta puntando sull’efficientamento delle tecniche irrigue”.
La Regione Piemonte ha recentemente attivato un nuovo bando dedicato agli investimenti irrigui, ma i progetti presentati eccedono la disponibilità di risorse. Per questo la Coldiretti ha chiesto di aumentare la dotazione finanziaria per sostenere le imprese che hanno dimostrato di voler investire per migliorare, rinnovare e ripristinare gli impianti irrigui al fine di risparmiare acqua, stoccarla e riutilizzare le acque stagionali o affinate, anche nell’ottica di garantire l’irrigazione di soccorso in periodi di scarsa disponibilità.
Naturalmente, a monte di questi investimenti è indispensabile disporre della risorsa acqua. E si arriva, così, all’urgenza degli invasi. A tal proposito nella Granda, fatto salvo l’invaso di Serra degli Ulivi a Villanova Mondovì, non esistono ad oggi altri progetti strutturati, finalizzati a trattenere l’acqua piovana tramite bacini di accumulo.
La produzione agricola cuneese è molto variegata e comprende coltivazioni con esigenze idriche diverse. Tra le colture più rilevanti, ci sono quelle destinate all’alimentazione del bestiame, ossia di supporto a un settore cruciale e storicamente radicato quale è l’allevamento. Con riferimento a tali colture, sul territorio provinciale si stanno portando avanti continue sperimentazioni e sistemi foraggeri diversi – spiegano i tecnici della Coldiretti – capaci di contribuire allo sviluppo di strategie di alimentazione animale che prevedono un minor consumo di acqua. Ad esempio, l’erba medica e gli erbai estivi da foraggio possono garantire il fabbisogno del bestiame necessitando di un minor apporto idrico. Stiamo andando nella giusta direzione – fanno sapere dalla Coldiretti – ma serve garantire riserve d’acqua.