Le neo elette consigliere regionali di AVS e Possibile, Giulia Marro e Valentina Cera, hanno visitato nella mattina di oggi, venerdì 25 luglio, la Casa Circondariale di Cuneo, accompagnate dalla segretaria nazionale di Possibile, Francesca Druetti.
“Poter accedere alle celle interne di un carcere e scambiare due parole con i detenuti è davvero un’opportunità incredibile”, dichiara la Consigliera Giulia Marro. “Solo così possiamo renderci conto di che cosa possa significare vivere queste giornate di calore intenso all’interno di questo edificio, con pochissimi spazi verdi e regole che limitano la socialità e il movimento. Condizioni difficili anche per il personale che lavora nel carcere, a cui si aggiungono le urla dei detenuti, spesso causate dai ritardi di risposte alle richieste, dovuto alla crescita non proporzionale dei detenuti rispetto agli agenti”. Cioè 374 persone detenute, di cui 225 straniere. Con la previsione che aumentino ancora, e un nuovo padiglione in arrivo per il 41 bis, che passerà da 45 a 90 persone.
“Alcune persone hanno ammesso di aver avuto istinti suicidi o di aver addirittura provato a suicidarsi, tra cui un ragazzo giovanissimo di soli 19 anni, pochi giorni fa. Chi pensa al momento di uscire, invece, ci ha confidato che si trova molto in difficoltà perché non avrà niente, qualcuno né casa, o lavoro, alcuni nemmeno i documenti. Il carcere così com’è non è educativo e non fa che rendere le persone più arrabbiate, sconfortate e senza fiducia. Un aspetto fondamentale se si tiene in conto di cosa succederà quando queste persone usciranno e dei rischi di ciò che può innescare alla società tutta, se avviene senza prospettiva, preparazione o monitoraggio”, conclude Giulia Marro.
“Abbiamo fatto una visita molto ampia, compreso il reparto dove sono tenute le persone in isolamento, che è sicuramente quello più difficile, sia per la tenuta psicologica dei detenuti, sia per evidenti ragioni strutturali”, aggiunge Francesca Druetti, segretaria di Possibile che ha accompagnato le Consigliere. “Cuneo è un carcere in cui arrivano spesso persone anche da altre carceri, dalla Liguria e dalla Lombardia. La mancanza di omogeneità nei regolamenti e persino nelle terapie farmacologiche da Regione a Regione e addirittura da carcere a carcere è sicuramente una preoccupazione e un motivo di tensione, spesso difficile da spiegare anche per il personale carcerario. La sensazione di trovarsi in un meccanismo esclusivamente punitivo e fine a se stesso alimenta l’aggressività e la disillusione di chi è detenuto: nonostante l’attivazione di progetti come la scuola alberghiera o la nuova serra, ci sono troppe persone, anche giovanissime, che non vedono futuro né opportunità alla fine della pena, né ragioni per rispettare un patto sociale che non sembra avere veramente nulla da offrire loro. C’è un immenso lavoro da fare”.
Conclude così Valentina Cera: “Ci hanno accompagnato la dirigente aggiunta, il coordinatore del reparto educativo e un’educatrice, che si sono messi subito a disposizione della visita e che ringraziamo per la disponibilità. Continueremo ad entrare nelle carceri della nostra Regione, convinte che l’attenzione verso gli ultimi sia l’unico modo per innescare il cambiamento necessario”.