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Venerdì 22 novembre 2024

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Storia e cultura locale da Borgo al colle di Tenda

“Una valle di luce”: la riedizione del ritratto della Valle Vermenagna nei testi di Beppe Rosso

Borgo San Dalmazzo

La Guida - Storia e cultura locale da Borgo al colle di Tenda

“Chiunque osservi con un minimo di attenzione ai particolari morfologici del Piemonte meridionale, può rilevare agevolmente l’esistenza di un corridoio naturale che dalla zona lombarda di Pavia giunge alle Alpi Marittime”. Esordisce in questo modo uno degli interventi di Beppe Rosso. Sono scritti ormai qualche decennio fa e ora rieditati in occasione dell’imminente quarantennale della scomparsa.

Questa osservazione fa da sfondo alle considerazioni che lo studioso sviluppa costruendo un excursus a tappe sulla storia della Valle Vermenagna. Questa è con le valli di Stura e Gesso una delle vie che si diramano a partire da Borgo San Dalmazzo in direzione del mare e della Provenza.

Una vocazione al transito indirizzata al sostenere fitte relazioni tra i due versanti delle Alpi e delle pianure che poco più in là si estendono. Relazioni di carattere commerciale anzitutto, di cui Beppe Rosso indica nel sale, proveniente da Hyères e Marsiglia, il cuore pulsante e che nel tempo segna anche i destini politici e sociali, oltre che culturali, della zona.

Attraverso brevi capitoli lo studioso percorre le tappe dello sviluppo storico a partire dalle prime testimonianze della presenza umana che, con felice e feconda prospettiva, legge lasciandosi suggestionare dall’origine stessa del nome Vermenagna. Il rimando alla verbena, tutto da scoprire nelle articolate osservazioni che gli dedica, lascia trasparire l’attenzione ad una storia che si nutre di presenza umana, di vita vissuta e non del tutto trascorsa, i cui echi magari ancora si scoprono nelle usanze conservatesi alle quali sono dedicati gli ultimi saggi del libro.

Così anche le notizie relative alla valle sono nondimeno accompagnate da uno sguardo più ampio. La peculiarità di territorio di passaggio richiede infatti di prendere in considerazione gli eventi politici e culturali di aree ben più estese. I Romani, i Longobardi, poi i Saraceni e le potenze europee che avranno interesse sulla penisola lasciano il loro segno anche in questa valle. Sono spesso fonte di occupazione e di saccheggio, ma Beppe Rosso non perde neanche l’occasione di rilevare come “attraverso tante difficili vicende i paesi della Valle seppero e vollero sempre crescere e mantenere le proprie istituzioni”.

Allo stesso tempo, quasi di sfuggita, ma non senza lasciar intravedere le conseguenze, l’autore annota aspetti più connessi alla vita quotidiana di ieri e di oggi. Così del periodo angioino rileva l’inserimento dell’area alpina “in una compagine statale la cui gente parlava la medesima lingua” fatto di un certo peso per le vicende dell’occitano, a cui dedica anche un breve saggio. Più avanti, ribadendo la vocazione al transito di merci e persone, Beppe Rosso non manca di sottolineare la norma che prevede la presenza di un impresario coadiuvato da “collanti”, cantonieri del Colle, e sedici muli per sgomberare la neve nel periodo invernale.

In queste riflessioni storiche emerge la profonda conoscenza dell’ambiente alpino, testimoniata dai numerosi riferimenti e dal curioso saggio intorno ai “segreti dei nomi”, oltre che la passione verso la cultura locale. Questa si esprime in altri interventi che completano l’antologia e posano uno sguardo affettuoso sull’ambiente umano dei paesi, sui due artisti della valle. Un panorama che si arricchisce di un’ampia documentazione fotografica interessante allorché riesce a mettere a confronto la vecchia cartolina con la foto di oggi.

 

Una valle di luce
Beppe Rosso
Primalpe
23 euro

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