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Venerdì 22 novembre 2024

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Uomo violento tra le mura di casa: chiesta condanna a tre anni e tre mesi

La figlia a scuola raccontò alle maestre che il papà picchiava la mamma. E l'attuale compagna dell'imputato rischia l'accusa di falsa testimonianza

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La Guida - Uomo violento tra le mura di casa: chiesta condanna a tre anni e tre mesi

La denuncia per maltrattamenti in famiglia e lesioni ai danni dell’ex moglie non era partita dalla vittima ma dai racconti che la figlia della coppia aveva fatto alle maestre e che, dopo essere state raccolte in una serie dei relazioni, erano state consegnate alle assistenti sociali e da qui agli inquirenti: “Una narrazione non episodica ma continua e costante fino alla rivelazione che la madre fece in un messaggio sulla chat della classe a novembre del 2021”, ha sottolineato in aula il pubblico ministero Francesca Lombardi nella requisitoria con cui ha chiesto la condanna a tre anni e tre mesi di A. D. P., a processo davanti ai giudici del tribunale di Cuneo per maltrattamenti e lesioni in presenza della figlia minorenne. Tra settembre e novembre 2021 a più riprese la bambina aveva raccontato alle maestre quello che accadeva in casa: litigi in cui la mamma veniva spinta per le scale o le veniva tirato addosso un tavolo o una sedia, insultata e minacciata tanto che la bambina non voleva più andare a scuola perché aveva paura di quello che sarebbe potuto accadere a casa in sua assenza. Una situazione di ansia che l’aveva indotta ad auspicare un trasferimento a casa dei nonni materni perché abitavano vicino ai Carabinieri. “Racconti precisi e dettagliati – ha proseguito la dottoressa Lombardi – confermati dal messaggio lasciato dalla mamma nella chat della classe a novembre e in cui la donna riferiva che la bambina non sarebbe andata a scuola il giorno dopo e raccontava di essere stata picchiata. Testimonianze confermate dal referto del pronto soccorso”. In aula l’ex marito e imputato aveva respinto le accuse, accusando lui stesso l’ex moglie di aver inventato tutto per strapparlo all’affetto della figlia, ammettendo dei quattro episodi di lesioni contestati solo lo schiaffo che le diede a novembre al culmine di un litigio provocato dalla donna che era ubriaca: “Come accadeva sempre, era sempre ubriaca quando la bambina tornava da scuola, ma lei la indottrinava e le diceva di non dire niente di questo fatto”. Una tesi contrastata dall’accusa secondo cui proprio il fatto che la donna non avesse denunciato il marito era prova del fatto che nonostante la preoccupazione per se stessa, la donna non aveva alcun intento vendicativo nei suoi confronti: “Uno stato di ubriachezza negato dagli operatori del 118 che intervennero quella sera, ma soprattutto il fatto che la donna fosse sempre ubriaca viene detto dall’ex marito e dalla sua attuale compagna, una donna a sua volta picchiata dall’imputato ma che in aula ha prima negato la circostanza riferita a quando si recò in pronto soccorso nel 2021 per poi dire che in quell’occasione aveva accusato il suo compagno solo perché era arrabbiata con lui”. Per questo motivo oltre alla condanna per l’uomo, l’accusa ha anche chiesto la trasmissione degli atti alla Procura per valutare il reato di falsa testimonianza a carico della donna. Da parte sua la parte civile ha aderito alle conclusione del pubblico ministero chiedendo un risarcimento di 20.000 euro per la donna e di 10.000 euro per la figlia, con provvisionale immediatamente esecutiva rispettivamente di 8.000 e 5.000 euro e la concessione della sospensione condizionale subordinata al risarcimento. La difesa presenterà le proprie conclusioni il 16 ottobre.

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