Si è concluso al tribunale di Cuneo il processo a carico di Essam Ahmed Abdellah, il giovane sudanese inserito in un progetto di accoglienza presso la cooperativa Valdocco da aprile 2019 a maggio 2021. L’uomo aveva ottenuto un permesso di protezione internazionale e dopo un tirocinio presso un’attività commerciale di Mondovì aveva ottenuto un lavoro rendendosi autonomo. Concluso il progetto attivato per lui, l’uomo iniziò però a tormentare di messaggi, telefonate, appostamenti e pedinamenti l’operatrice che lo aveva seguito nel suo progetto di integrazione: “Mi inviava messaggi invadenti della mia sfera privata – aveva raccontato la donna al giudice -. Era sposato e in attesa del ricongiungimento familiare ma mi chiedeva cosa dovesse fare per poter sposare una italiana e poi mi disse che voleva sposare me, che voleva avere dei figli da me”. Dal maggio in poi le cose non fecero che peggiorare, fino al culmine di una notte di agosto nel corso della quale la donna ricevette quasi 2.000 telefonate. Le venne cambiato il numero di telefono ma Essam riuscì a procurarsi anche il nuovo numero, chiamando la donna da numeri sconosciuti per evitare di essere bloccato. Poi iniziarono gli appostamenti davanti all’ufficio e i pedinamenti. I superiori l’avevano dotata di un dispositivo di allarme collegato al telefono, “e cercavamo di non lasciarla mai da sola sia all’entrata sia all’uscita dal lavoro. Uno di noi l’aspettava nel parcheggio per accompagnarla all’auto”, aveva raccontato un collega durante l’istruttoria. La donna aveva anche scritto una relazione alla sua referente, la quale era rimasta impressionata dal racconto delle moleste subite: “Mi sono spaventata di tutte le cose che stava subendo e che non ci aveva raccontato a voce”. Quando l’uomo ancora risiedeva negli alloggi sopra gli uffici degli operatori, in più di un’occasione si era fatto trovare per le scale cercando di trattenerla per parlarle, spaventandola ancora di più: “Cercò di trattenerla per un braccio ma riuscimmo a salire al piano di sopra – aveva raccontato un’altra collega -. Poi si chiuse in bagno e quando tornò in ufficio si vedeva che era sconvolta e aveva pianto”. In altre occasione l’operatrice fu costretta a fare ampi giri in auto per evitare che l’uomo che la pedinava col monopattino scoprisse dove abitava. Tentativi di avvicinamento che si verificarono nei primi mesi del 2022 quando già era stato denunciato e gli era stato notificato il provvedimento di divieto di avvicinamento alla donna; accusa che si è andata ad aggiungere a quella di stalking e in virtù delle quali è stato emesso un nuovo provvedimento di divieto di presenza sul territorio provinciale, sul prolungamento del quale la giudice si è riservata di decidere all’esito del processo, in cui l’uomo è stato condannato a un anno e dieci mesi di reclusione (immagine di repertorio).