Il dolore si trasmette attraverso le generazioni, fino a quando a un certo punto della linea temporale, a un certo punto delle diramazioni dell’albero genealogico, non si palesa qualcuno che fa saltare il programma familiare – centrato su uno scandalo e/o su un segreto – dicendo l’indicibile, rinarrando la storia. È un’operazione coraggiosa, un’offerta di guarigione per tutte le persone coinvolte. La rinarrazione di uno scandalo familiare sofferto è l’operazione condotta da Giampiero Montanti nel suo romanzo. Siamo in Sicilia e dal passato riemerge una figura che è leggenda, Eleonora Santini, la donna, all’epoca ancora minorenne, per cui il nonno dei nipoti convocati all’incontro, Giorgio Mariani, aveva lasciato nel 1955 la moglie, il figlio bambino e l’isola, scatenando una rappresaglia di vendette, separazioni, mistificazioni così potenti da segnare la vita propria e dei propri familiari per decenni. Eleonora ritorna nel 2013 e, davanti a un avvocato che funge da mediatore, racconta la sua verità, molto diversa da quella tramandata.
Si parla, di questi tempi, di narrazione riparativa, che ha il potere di assemblare frammenti, suturare ferite, dare dignità a quello che è stato e a chi l’ha vissuto. È un tipo di narrazione che trasforma chi scrive e anche chi legge. Nel romanzo Sono io che vi chiamo la narrazione è affidata a più voci in prima persona e il punto di vista è mobile. Questo permette all’esperienza di Eleonora e a quelle dei tre nipoti di incontrarsi e completarsi. Si tratta di una scelta di sensibilità e di rispetto, utile a dare alla storia una forma corrispondente all’intenzione di chi la narra: riparare un pezzetto di mondo, ricomponendone i frammenti, saldando le crepe con l’oro, come fanno i giapponesi nell’arte del “kintsugi”, che con l’oro impreziosisce l’oggetto rotto e rimesso insieme, per sottolineare come sia importante nel corso dell’esistenza dare valore ai punti di rottura e alla paziente opera di riassemblaggio cui ciascuno a suo modo è chiamato. È una storia che commuove, che parla della vita di tutti, di come la famiglia e gli affetti possano essere accoglienza e rifiuto, giudizio e perdono.
C’è dentro tanta vita o come ha scritto Umberto Saba, “della vita il doloroso amore”. Se la narrativa serve non a “dire” ma a “far sentire” le cose, il romanzo d’esordio di Giampiero Montanti proprio così fa arrivare ai lettori la storia di Eleonora e Giorgio: attraverso i sensi, i sentimenti e le emozioni. Grandeggiano per credibilità i personaggi femminili e per sensibilità alcuni dei personaggi maschili, come Giorgio e Saverio, così lontani dagli eccessi violenti di Germano e prevaricanti di Don Gaetano. Sono uomini che mettono tutto nella ricerca dell’adeguatezza del gesto, in particolare di quello più difficile, che è saper aspettare: il momento giusto, il frutto, il perdono.
La vicenda “scandalosa” di Eleonora Santini e Giorgio Mariani fa anche riflettere sulla presunzione di conoscere le vicende umane degli altri, sulla propensione a giudicarne le intenzioni fermandosi alla superficie delle apparenze. La verità invece di solito giace al fondo, ha bisogno della pazienza del ricercatore tenace, dell’umiltà di chi sa di non sapere.
Sono io che vi chiamo
di Giampiero Montanti
Editrice Margana