Hilario Isola e Matteo Norzi, entrambi nati a Torino nel 1976, dal 2003 portano avanti una ricerca a quattro mani nell’ambito dell’arte contemporanea, che per gli interessi e la formazione in storia dell’arte, museologia e architettura, sconfina in altri ambiti espressivi. Uno è filosofo l’altro architetto. Vivono e lavorano tra Torino e Bagnolo Piemonte. Insieme creano installazioni che rispondono direttamente al contesto in bilico tra le soluzioni formali più sperimentali e una riflessione sui mondi possibili; usano lo spazio espositivo come medium, rispondendo all’architettura e agli oggetti presenti nell’ambiente, siano essi galleria, luoghi specifici o paesaggio. Hanno collaborato su progetti su scale differenti con diversi studi di architettura, tra cui Gabetti&Isola, Isolarchitetti, Mai Studio, Lsb Studio. Hilario Isola ha studiato Storia dell’Arte e Museologia presso l’Università degli Studi di Torino. Matteo Norzi ha studiato Architettura presso il Politecnico di Torino. Hanno esposto in personali e collettive a New York, Montreal, Bolzano, Bologna, Milano, Firenze, Londra, Roma, Messina, alla Gam di Torino (dove, dopo aver scandagliato, in ricerche precedenti, realtà subacquee, hanno presentato Collezione Privata una ricerca di analisi visiva che muove dall’investigazione radiografica di opere artistiche dell’Ottocento e del Novecento italiano), alla Biennale Internazionale di Scultura della Regione Piemonte Premio Umberto Mastroianni, alla Fondazione Bevilacqua la Masa Venezia, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo a Guarene, al Nouveau Musée National de Monaco, al Nouveau Musée National di Monaco Montecarlo. Vivono e lavorano a Torino e a New York.
La serie di lavori Ballad of the Flooded Museum mette in discussione il concetto stesso di museo e di spazio espositivo neutro. “Il mondo sottomarino è spazio mentale più che fisico, e la sua colonizzazione rappresenta il tentativo (sempre fallimentare) di ridefinire i limiti di un ambiente inospitale e inadatto all’uomo. L’aria liberata nell’acqua ha un’incredibile presenza formale e simbolica che però sfugge inevitabilmente verso la superficie e per questo tentiamo di imprigionarla, di trattenerla contro i principi stessi della fisica” spiegano i due artisti.