Si è concluso con una condanna il processo per lesioni aggravate e porto abusivo di oggetti atti ad offendere a carico di S.M. il 70enne accusato di aver picchiato (insieme al figlio successivamente deceduto) un compaesano con un bastone per una banale lite di precedenza in auto.
Il fatto si era verificato a maggio del 2021 quando l’auto della parte offesa costituita in giudizio, aveva incrociato quella della sorella dell’imputato che scendeva dalla borgata verso Sampeyre. Lo spazio troppo stretto per far passare entrambi i veicoli e la donna aveva difficoltà a fare retromarcia lungo i pochi metri che la separavano dalla piazzetta della borgata. A rendere ancora più nervosa la signora era stata la presenza di altri tre giovani che intanto si erano accodati con la loro auto per raggiungere la borgata e continuavano a girare intorno all’auto mettendo in funzione i sensori di presenza del veicolo; qualcuno, da quanto emerso in istruttoria si sarebbe anche permesso di commentare le capacità di guida della donna.
La situazione si risolse quando arrivò il nipote della signora che si mise al volante per fare la retromarcia, e al tempo stesso si complicò perchè quello che avvenne dopo fu all’origine del processo appena concluso. Da quanto emerso in istruttoria il nipote della donna si sarebbe scagliato contro il giovane dell’altro veicolo e con lui il padre che, sopraggiunto in quel momento con un bastone, colpì il giovane sul collo. Nella colluttazione il figlio dell’imputato e il giovane caddero oltre un muretto lungo un piccola scarpata tra i rovi; qui padre e figlio continuarono a picchiare il ragazzo fino a che i tre ragazzi dell’altro veicolo non li separarono. Sul posto arrivarono i carabinieri e l’ambulanza che trasportò il giovane malmenato fino al pronto soccorso dove inizialmente dove gli furono repertate lesioni per 7 giorni con la prescrizione del collare, poi estese fino a 47 giorni a causa dei continui dolori alla testa. In aula la sorella dell’imputato e la compagna di suo figlio avevano sostenuto che la rissa aveva coinvolto solo il figlio dell’imputato e avevano negato che questo avesse colpito la vittima con un bastone. Questa circostanza era però stata riferita dagli altri testi e dallo stesso imputato il quale aveva giustificato il possesso del bastone temendo che il ragazzo, con cui c’erano antichi dissapori legati a questioni di passaggi su una strada comune, volesse colpirlo con un pugno. Al termine dell’istruttoria il pubblico ministero aveva chiesto la condanna dell’imputato a 8 mesi di reclusione, la parte civile aveva chiesto un risarcimento di 22mila euro, mentre la difesa aveva chiesto l’assoluzione del proprio assistito ribadendo che non si era trattato di un’aggressione ma di una rissa provocata dalla stessa parte civile e l’esclusione del risarcimento poiché nessuna perizia aveva dimostrato che quelle problematiche fossero state causate quel giorno e non fossero invece preesistenti.
Il giudice ha però accolto la richiesta dell’accusa e, esclusa l’aggravante ha condannato l’uomo a 9 mesi e 10 giorni di reclusione e 4400 euro di risarcimento alla parte civile, oltre al pagamento di tutte le spese processuali. Ha invece assolto l’uomo dall’accusa di porto abusivo di oggetti atti ad offendere.