Ha le credenziali in regola per rientrare nel genere letterario della favola. E l’autore le utilizza con perizia pur se con estrema libertà. Costruisce un mondo senza tempo, le cui coordinate esistenziali e di valori sono però ben riconoscibili come eredità del nostro. Neppure nasconde l’intenzione di esprimere il suo parere su di esse, sempre col sorriso, quasi lasciando ampio terreno all’’ironia.
Nadia è una persona “normale”. Cosa significhi normalità in questo suo mondo l’autore non ci mette molto a chiarirlo. Soldi: è la parola chiave. Col denaro si compra tutto, dunque si vive felici. Cosa desiderare di più? Concetto che già la Nadia bambina aveva chiaro e al diavolo l’insegnamento della saggia maestra: “si desidera quel che non si ha” perciò per Nadia ci sarà continuamente la ricerca di nuovi soldi.
E poi com’è petulante Alessandro, amante di comodo, con le sue lezioni di morale filosofic! Invocando Marx, le fa notare che i soldi vengono dalla fatica degli altri. Meglio cambiare e scegliere qualcun altro che non si faccia tanti scrupoli. Del resto, se la fortuna ha baciato lei avrà pur diritto di farsi la propria vita.
La madre “femminista storica”, sempre sulle barricate non fa più per lei. Si ritiene cresciuta è una post-femminista, dove quel “post” significa sbarazzarsi anche di ogni ideale e poter abbracciare il “signore dei Saldi e del Soldi”.
Così la favola va avanti tra alti e bassi di Nadia e dell’economia, che ormai sono una cosa sola. Non alza mai la voce perché leggerezza non vuol dire vacuità e se anche riserva per tutti un lieto fine, come si addice a una favola, lascia al lettore il compito, oneroso per la verità, di fare letteralmente i conti con i propri valori e magari convincersi che il sole va lasciato dov’è senza pretendere di comprare pure quello.
Comprare il sole
Sebastiano Vassalli
Baima & Ronchetti
15 euro