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Venerdì 22 novembre 2024

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Botte e minacce di morte alla moglie, un uomo a processo

La donna aveva cercato di nascondere il più possibile la situazione, che poi è degenerata

Cuneo

La Guida - Botte e minacce di morte alla moglie, un uomo a processo

“Finché mi vedete in pizzeria vuol dire che va tutto bene”: con queste parole la donna si rivolgeva ai colleghi di lavoro nel periodo in cui aveva preso la decisione di separarsi dal marito che ripetutamente l’aveva picchiata lasciandole segni sul corpo visibili anche a chi lavorava con lei. Al culmine di una relazione molto difficile con A. G., di origine albanese, rinviato a giudizio con l’accusa di maltrattamenti e violenza sessuale, la donna aveva deciso di denunciare nel giugno 2023 le violenze subite e allontanarsi dall’uomo che la maltrattava e che verso la fine della loro relazione l’avrebbe anche violentata. Anche se la donna era molto riservata e in più occasioni aveva giustificato i segni sul corpo come incidenti procurati accidentalmente dai figli piccoli, sia i due datori di lavoro sia altri colleghi avevano potuto vedere lividi sul labbro, un graffio su viso, un arrossamento sul collo e un grosso livido sul braccio. “Sembrava avesse sbattuto contro qualcosa, quel livido sul labbro non sembrava dovuto allo stress; fra i colleghi circolava la voce che lui la picchiasse. Una volta la vidi piangere e le dissi che se doveva stare così avrebbe dovuto lasciarlo”, ha riferito il suo datore di lavoro. “Anche sua sorella lavorava per noi in un altro locale e mi raccontava degli abusi subiti dalla sorella; ho visto i segni su di lei, il livido molto evidente sul braccio e poi sul collo, i graffi. Il livido sul braccio sicuramente dopo luglio 2022, quando lei passò a lavorare in un altro locale”, ha raccontato ai giudici la moglie del titolare. È stata lei a riferire al collegio dei giudici della preoccupazione fra i colleghi per la sua incolumità: “Alla fine della relazione era molto provata e preoccupata, ci diceva che finché la vedevamo al lavoro voleva dire che andava tutto bene, lui l’aveva minacciata che le avrebbe tolto la vita se si fosse allontanata da lui. Dopo la separazione ce ne parlava più apertamente, io stessa le consigliai di rivolgersi a un centro antiviolenza; prima di quel momento era soprattutto la sorella a raccontare quello che succedeva nella coppia”. “Era molto riservata, ma un giorno durante una pausa del servizio mi chiese se si notava il segno che aveva sul collo, effettivamente c’era un arrossamento. Mi disse che lui le aveva messo le mani al collo. Le dissi di separarsi e denunciarlo. Era fine maggio, so che dopo pochi giorni lo aveva denunciato”. In aula ha testimoniato anche la giovane coppia che assistette alla discussione che si verificò tra la donna e l’imputato proprio davanti alle finestre del loro appartamento a Borgo Gesso e che portò alla denuncia: “Ero sul balcone e li vidi discutere, c’era un bambino con loro che l’uomo aveva preso in braccio togliendolo alla donna; i toni si erano alzati e chiamai il mio compagno. Lui la strattonava e le tirava i cappelli. Lei gridava di lasciarla stare e intervenimmo urlando di non comportarsi così. Ci disse di farci gli affari nostri e che non vedeva il figlio da tre mesi, rispondemmo che era normale se si comportava in quel modo, mentre parlavamo la donna si allontanò velocemente”. Pochi giorni dopo la donna sporse denuncia e l’uomo venne tratto arrestato e messo ai domiciliari dove si trova tuttora. Il processo proseguirà il 6 novembre con altri testimoni dell’accusa.

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