Un nuovo colpo di scena nella vicenda della multiutility albese Egea: la Guardia di Finanza di Torino, su disposizione della Procura di Asti ha sequestrato a somma di 3,6 milioni di euro al patron dell’azienda, PierPaolo Carini, che si era dimesso nell’ottobre scorso.
Le Fiamme Gialle hanno dato esecuzione a un “decreto di sequestro preventivo” motivato dal “profitto del reato di false comunicazioni sociali relativo ai bilanci presentati dalla Egea Spa per gli anni 2017 – 2021”, si legge nella nota diffusa dalla Gdf. L’importo è stato calcolato sui “dividendi indebitamente distribuiti al principale indagato”, con un sequestro – in particolare immobili e conti correnti – che riguarda il patrimonio personale di quello che (tramite la holding Egea SpA) era il socio di riferimento del gruppo.
Il provvedimento segna un punto fermo nelle indagini per l’accertamento delle responsabilità per la gestione che ha portato il colosso albese sull’orlo di un crack che avrebbe potuto causare pesanti danni al territorio (si consideri che gli altri soci del gruppo erano soprattutto banche ed enti locali, e che nel 2021 il volume dei ricavi aveva raggiunto 1,5 miliardi di euro): in alcuni mesi di analisi del materiale, dopo le perquisizioni del giugno dello scorso anno (seguite a ottobre dalle dimissioni di Carini), sono emersi gli artifici contabili (in particolare, per Egea Commerciale un piccolo utile d’esercizio invece di perdite per 117 milioni di euro, che avrebbero fatto azzerare il patrimonio netto e avuto ripercussioni pesanti sulla holding e sul resto del gruppo). Nel frattempo, è stata avviata la procedura negoziata di risanamento della società (confluita in Iren), che proprio in questi giorni ha ottenuto l’ok del tribunale per gli accordi presi con banche, fornitori e obbligazionisti.