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Sabato 7 settembre 2024

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Rinviato a giudizio con l’accusa di maltrattameti alla moglie

Diametralmente opposta la versione fornita in aula dall’imputato e dai testimoni della difesa

Saluzzo

La Guida - Rinviato a giudizio con l’accusa di maltrattameti alla moglie

Insulti, botte e minacce c’erano state fin da quando era iniziata la convivenza nel 2011, divenute sempre più frequenti e violente dopo la nascita di loro figlio nel 2020, “diventava violento per ogni minima discussione, mi ingiuriava, mi diceva che non valevo nulla senza di lui, che dovevo crepare, che mi avrebbe tolto il bambino”. Per questo la donna, ex moglie di E.B., rinviato a giudizio con l’accusa di maltrattamenti e lesioni aggravate dalla presenza di un minore, aveva sempre rifiutato di denunciare i fatti anche quando dovette ricorrere alle cure del Pronto Soccorso in occasione del loro ultimo litigio avvenuto a novembre del 2021 sotto l’occhio delle telecamere che loro stessi avevano installato in cucina.
Le riprese mostrano il violento litigio fra i due, l’uomo che lancia contro la moglie prima un telefono cellulare e poi un altro oggetto; “poi mi ha spinta contro il frigorifero, mi sbattuto la testa contro il mobile, mi ha bloccata, non riuscivo a muovermi; quando mi ha lasciata mi ha sferrato un calcio alle costole. Ho messo le scarpe e sono uscita per andare a prendere il bambino a scuola”.
Anche se aveva rinunciato a denunciare le violenze subite, la donna aveva messo al corrente sua sorella che in aula aveva riferito ai giudici di aver ricevuto un messaggio ad aprile con la foto di lei con il labbro ferito e il messaggio in cui le diceva che lui aveva spaccato tutto e l’aveva picchiata mentre aveva il bambino in braccio, “vedevo che non era felice, che era succube. Anche quando era incinta mi diceva di non essere contenta e di sentirsi sottomessa a livello psicologico. Ho chiamato il 1522 dopo l’ultimo episodio di novembre, lei non era d’accordo ma poi lo ha fatto anche lei”.
Nel racconto della donna anche la sofferenza quando suo marito la lasciò sola per andare a fare un giro in bicicletta quando ebbe un aborto spontaneo, l’allontanamento dalla famiglia di origine, il progressivo isolamento da tutto e da tutti.
Diametralmente opposta la versione fornita in aula dall’imputato e dai testimoni della difesa che a più riprese hanno ascritto alla donna una gelosia talmente ossessiva da averlo completamente isolato da amici e parenti al punto che molti familiari non parteciparono al matrimonio ed ebbero modo di vedere il bambino solo dopo la separazione dei due. “Si arrabbiava anche se per strada una conoscente si fermava a fare i complimenti a loro figlio – ha riferito una delle poche parenti che aveva mantenuto i rapporti con la coppia -. Lui camminava come uno zombie, sempre a testa bassa, non poteva fare nulla senza di lei che aveva il potere su tutto”. “Lei odiava il posto in cui vivevamo, mi ricattava dicendo che a causa mia lei viveva in un posto di m…; io speravo che si ambientasse ma lei ce l’aveva con tutti, mi controllava il telefono, non potevo avere rapporti neanche con i colleghi al lavoro. Ho anche dovuto lasciare un incarico che avevo in Consiglio Comunale e mi sono dimesso anche da altri incarichi sportivi. Io non l’ho mai picchiata e dalle riprese di quel litigio manca la prima parte che non so come ma lei ha tolto. Era stata lei a scagliarsi contro di me, io l’ho solo spinta via e poi lei si è accasciata fingendo dolore per una ginocchiata. La mia vita con lei è stata un inferno, ma non ho denunciato perchè pensavo che nessuno mi avrebbe creduto e perchè speravo che sarebbe cambiata col tempo e dopo la nascita del figlio”. Il processo proseguirà il 18 dicembre.

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