A guardare le date che accompagnano molti degli scritti originali, pubblicati nella pagina a fronte del testo dato alla stampa, si scopre che l’ordine di pubblicazione non è quello di redazione delle poesie. Particolare insignificante, forse, ma se è vero che ogni testo poetico è intimamente connesso a uno stato d’animo, a un bisogno di scrivere, viene da chiedersi quale scelta soggiaccia all’ordine di stampa.
Domanda cui l’autore, peraltro, non dà elementi di risposta, lasciando al lettore il compito di formulare un’ipotesi che si atteggi anche a chiave di lettura. L’antologia risulta così un mosaico delicatamente scomposto che a ogni tassello affida pensieri e immagini che scandiscono ricordi o esperienze costruite dal cuore.
L’introduzione informa di un certo “distacco” dall’autobiografismo. Non è il caso di cercare volti di donne conosciute che comunque rimangono figure lontane, quasi irraggiungibili, intangibili. Parla di amori, ma avverte che sono immagini vissute nell’intimo, non nella realtà. Allora è lecito pensare che quel reiterarsi di espressioni al femminile vada anche al di là dell’immediato riferimento a una donna. Potrà essere la vita percorsa da “brividi di sogni costruiti su spiagge insicure”. Oppure la speranza che “non ha domani”. O ancora la malinconica sensazione di un tempo dal lento incedere dove però è possibile voltarsi e aggrapparsi a ricordi.
L’amore ritorna come ordito su cui tessere le giornate. È “verità impossibile tra rovine di cieli e di speranze”. Potrà essere “amaro e falso”, eppure sempre è vissuto con una nostalgia aggrappata a piccoli gesti.
Nei brevi racconti che completano l’antologia si impongono poi con maggiore chiarezza immagini reali rilette comunque con sguardo delicato e trasfigurante.
Zucchero e cannella
di Gianmaria Dalmasso
Editrice Araba Fenice