Nonostante titolo e sottotitolo del libro, non si tratta di una semplice biografia. Tanto meno disegna il ritratto agiografico di Mons. Antonio Riberi, limonese di nascita, attivo in angoli diversi del mondo per il suo compito di nunzio apostolico. Per comprendere la sua azione pastorale e diplomatica, l’autore va ben oltre il dato biografico. Elabora un ampio e dettagliato panorama politico e sociale delle zone in cui opera nel corso di circa un cinquantennio.
Sono anni con eventi capaci di segnare la vita locale e internazionale. Non solo ci sono i due conflitti mondiali, vissuti peraltro marginalmente, perché lontani dalle zone dove il Nunzio opera. Si manifestano eventi, quali la rivoluzione in Cina o la crisi del franchismo in Spagna, che pongono istanze urgenti per il pensiero della Chiesa. Il Vaticano II sarà il punto di raccolta di questi nuovi orientamenti, metro su cui misurare l’azione pastorale delle comunità cristiane.
Il mondo europeo, poi, vive la fine del colonialismo e la crisi di una cultura eurocentrica da esportare e imporre. È da ripensare la missionarietà della Chiesa in luoghi dove spesso insorgono problemi che mettono in forse la sua stessa presenza.
La complessità del quadro politico va di pari passo con il contesto diplomatico. Ne è consapevole Mons. Riberi di cui l’autore sottolinea l’atipicità dell’operare. È un diplomatico “che non finge mai”, sa creare relazioni equilibrate. Nelle situazioni più difficili si astiene dal condannare, ma cerca soluzioni possibili per tenere aperto un dialogo pur nella fermezza delle posizioni della Chiesa. Si considera un “messaggero” avendo come riferimento le direttive della Santa Sede anche quando assumerebbe posizioni meno drastiche.
La prima parte del volume presenta le linee guida dell’azione diplomatica di Mons. Riberi. Costante è il suo viaggiare per incontrare i vescovi del territorio, per conoscere le problematiche sociali e culturali da cui trarre le indicazioni pastorali da condividere nelle lettere. Su questa sua esperienza diretta si fondano i principi della sua attività nei confronti sia delle autorità locali con cui deve intrattenere i rapporti sia delle varie realtà sociali.
Dalle situazioni di difficoltà della Chiesa in terra di missione, scaturisce la convinzione dell’importanza del laico: “Invece di spendere nella costruzione di belle chiese occorre investire nei seminari e nella formazione del laicato”. Queste figure sopperiscono alla carenza di sacerdoti, ma soprattutto sono espressione della cultura locale, ne conoscono le dinamiche comunicative, possono mediare meglio di chi viene da lontano seppur con le migliori intenzioni.
Delicato è poi il rapporto con le autorità politiche. Mons. Riberi in Cina vive gli anni della rivoluzione maoista e più tardi sarà presente nella Spagna franchista. In ambedue i casi insorgono gravi problemi per i legami della Chiesa locale con il potere politico. Ai vescovi parla con chiarezza: “Ecco, il Signore spacca la terra (…) stiamo vivendo la guerra più crudele tra le potenze del bene e del male”. Non per questo ci si può “mettere da parte”. Usa quindi parole che si atteggiano a principi: “Vi astenete dalle questioni politiche, ma nello stesso tempo sapete che la religione è il più solido fondamento della vita civile”.
Mons. Antonio Riberi. Una vita al servizio della chiesa universale
di Giovanni Giorgio Demaria
Editrice Primalpe
euro 27