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Giovedì 21 novembre 2024

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Accusato di aver picchiato con un bastone per una lite stradale

È alle battute finali il processo per lesioni aggravate, l'imputato è un 70enne che sarebbe intervenuto nella scazzottata tra il figlio e un altro automobilista

Sampeyre

La Guida - Accusato di aver picchiato con un bastone per una lite stradale

È arrivato alle battute conclusive il processo per lesioni aggravate in cui è imputato S. M., settantenne residente in una piccola borgata sopra Sampeyre, accusato di aver picchiato insieme al figlio (poi deceduto) un giovane compaesano a causa di una banale lite per una precedenza stradale. I fatti risalgono al maggio 2021, quando salendo in auto con la madre lungo la stretta stradina di montagna che porta nella borgata, il trentenne vittima dell’aggressione incrociò l’auto della sorella dell’imputato che scendeva a valle. La strada era stretta e la piazzetta della borgata era a pochi metri più su; per questo il giovane scese dall’auto e chiese alla donna di fare retromarcia fino allo slargo. Dietro l’auto del giovane si era accodata nel frattempo la vettura con tre ragazzi che stavano trascorrendo qualche giorno di vacanza a casa di uno di loro. Scesero anche loro per dare indicazioni all’anziana signora che nel frattempo si era innervosita sia perché i sensori dell’auto suonavano a causa della vicinanza delle persone, sia perché a qualcuno dei presenti era scappato qualche commento di troppo sulle sue capacità di guida. La situazione si risolse quando arrivò il nipote della donna a fare la manovra al posto della zia. A quel punto la situazione degenerò; l’uomo sarebbe sceso dall’auto della zia e si sarebbe lanciato contro il ragazzo tirandolo fuori dall’auto per picchiarlo e a lui si aggiunse anche il padre, attuale imputato al processo, che con un bastone colpì il giovane tra collo e spalle. Nella successiva colluttazione il figlio dell’imputato e il ragazzo caddero oltre un muretto in una piccola scarpata tra i rovi; qui padre e figlio continuarono a picchiare il ragazzo fino a quando non intervennero i tre ragazzi dell’altra auto per dividerli. Vennero chiamati ambulanza e Carabinieri che raccolsero le testimonianze dei presenti. Al giovane, poi costituito parte civile al processo, vennero inizialmente refertate lesioni per sette giorni di prognosi con la prescrizione del collare; in seguito però la prognosi venne estesa a 47 giorni a causa dei continui dolori alla testa. Secondo la sorella dell’imputato e la compagna del figlio però non sarebbe stato il figlio dell’imputato a lanciarsi contro il ragazzo ma il contrario e S. M. non avrebbe mai usato un bastone per colpire i giovane al collo. Una versione dei fatti che però contrasta con quanto dichiarato dallo stesso imputato nel corso dell’ultima udienza: l’uomo ha infatti ammesso di essersi avvicinato con un bastone, ma di averlo usato per difendersi dal giovane che voleva colpirlo con un pugno. “Loro sono caduti nella scarpata e sono sceso anche io – ha continuato l’imputato – e l’ho bloccato a terra. Poi uno dei tre ragazzi mi ha preso le braccia e quello mi ha colpito con un calcio che mi ha fatto saltare il telefono fuori dalla tasca. Poi è finita lì”. Nel corso dell’istruttoria è emerso che tra le due famiglie c’erano vecchi dissapori per una questione di passaggi su una strada comune, “ma io non ci penso più a quelle cose, è lui che ancora rinvanga il passato ed è aggressivo con noi”. Al momento della conclusione il pubblico ministero Gianluigi Datta ha sottolineato l’oggettività delle prove raccolte in istruttoria, a partire dalla presenza del bastone usato per colpire la parte offesa e per questo, concesse le attenuanti, ha chiesto la condanna dell’imputato a otto mesi di reclusione. Richiesta di condanna condivisa dalla parte civile che ha chiesto un risarcimento di 22.000 euro comprensivo delle spese mediche e della perdita di guadagno che il suo assistito, titolare di una piccola impresa edile, ha subìto a causa delle lesioni riportate. Per la difesa invece si era trattata di una rissa in cui tutti avevano partecipato, a partire proprio dalla parte offesa cui andava contestata la provocazione poiché quando le auto avevano finalmente raggiunto la piazzetta, lui avrebbe potuto tranquillamente andare via subito con la madre, mentre rimase lì con atteggiamento provocatorio. L’avvocato ha respinto la richiesta di risarcimento dal momento che le perizie di parte avevano dimostrato che quella rissa non aveva influito su un problema fisico preesistente. Il processo è stato quindi rinviato al 9 luglio per le repliche e la sentenza.

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