È arrivata la notte scorsa a Borgo la famiglia di profughi che sarà ospitata in città grazie al progetto del “Corridoio Umanitario”. Ne fanno parte la nonna sessantenne, le sue due figlie e due nipoti (una ragazza di 15 anni e un ragazzo di 13). Di nazionalità siriana, da oltre dieci anni vivevano in un campo profughi in Libano, in seguito allo scoppio della guerra.
Proprio da Beirut è partito il volo che li ha portati in Italia, insieme ad altri 44 rifugiati. Ad accoglierli a Fiumicino c’era il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo.
La Comunità di Sant’Egidio, insieme a Operazione Colomba, Federazione delle chiese evangeliche in Italia e Tavola Valdese, è promotrice in prima linea dell’iniziativa del Corridoio Umanitario, sostenuta dai Ministeri dell’Interno e degli Esteri.
Una modalità che punta a garantire a persone vulnerabili, in fuga da situazioni di guerra, persecuzioni, vessazioni, la possibilità di trasferirsi in luoghi sicuri senza affrontare le insidie e i pericoli dei viaggi sulle “carrette del mare”, in cerca di un futuro migliore e più dignitoso.
Nel pomeriggio di ieri la partenza dall’aeroporto di Fiumicino alla volta di Borgo, con un pulmino. Ad accompagnarli un’interprete e tre rappresentanti della comunità di Borgo.
Questa mattina (venerdì 31 maggio) i rifugiati sono stati ricevuti in municipio, dove sono state imbastite le prime pratiche finalizzate al rilascio del permesso di soggiorno, che permetterà loro di accedere ai vari servizi.
“Dopo il completamento dell’iter burocratico – spiega il parroco don Mariano Bernardi – il passo successivo sarà quello introdurli alla comprensione e all’uso della lingua italiana. Per i ragazzi abbiamo proposto la partecipazione alle attività estive che sono in partenza, poi si valuterà con la dirigenza della scuola come muoversi per l’inserimento scolastico. Intanto le persone che fanno parte del gruppo di accoglienza passano a trovarli e si cominciano a costruire le prime relazioni”.
La famiglia è ospitata in un alloggio preso in affitto, che nei mesi scorsi è stato arredato e sistemato grazie al volontariato di tante persone. Il lavoro per l’apertura del corridoio umanitario era stato avviato nei mesi scorsi con il coinvolgimento della cittadinanza, serate di raccolta fondi e incontri pubblici. Si è così formata una rete di accoglienza che ora è pronta ad entrare in azione per accompagnare i rifugiati nel non semplice percorso di integrazione che li attende, garantendo anche, attraverso forme di autofinanziamento, il necessario supporto economico.