È stato condannato al pagamento di una multa di 25.000 euro l’allevatore W. B. che a fine luglio 2020, in occasione della conclusione della festa islamica del sacrificio, aveva aperto le sue stalle alla macellazione di ovini da vendere alle famiglie che si accingevano a festeggiare. “C’erano moltissime persone vestite con abiti da festa – ha infatti riferito la veterinaria dell’Asl che era stata chiamata dalla forestale intervenuta sul posto -. C’erano animali morti appena macellati vicino alla stalla, nella concimaia, nelle auto degli acquirenti. Il titolare non aveva alcuna autorizzazione per la macellazione a domicilio – che è per piccoli animali e per quale occorre fare una comunicazione al servizio veterinario entro tre giorni per consentire la visita sanitaria – e non avrebbe in nessun modo potuto fare quel rituale che è consentito solo nei macelli autorizzati con personale addestrato per il benessere animale e dove ci sono i requisiti strutturali specifici, cioè gabbie per l’immobilizzazione e strumenti per lo stordimento”. Il capitano del comando cuneese del ministero delle Politiche agricole e forestali aveva confermato la presenza di circa 15 ovini appena macellati e nessuna presenza di strumenti atti allo stordimento degli animali prima della macellazione secondo il rito islamico. “Alcuni animali vivi avevano il marchio auricolare – aveva anche spiegato la veterinaria dell’Asl -, quelli morti non lo avevano. In quel capannone erano presenti insieme capi vivi e altri morti, e anche questo è una fonte di stress per gli animali che assistono alla macellazione di altri animali, così come stabilito dal regolamento del 2009 sui criteri di benessere animale”. A conclusione dell’istruttoria, per il proprietario dell’allevamento accusato di macellazione clandestina e maltrattamento di animali è arrivata la condanna al pagamento della multa.