I soldi sulla sua carta poste Pay erano stati bloccati a causa di un pignoramento e il direttore dell’ufficio postale di corso Vittorio Emanuele a Cuneo era riuscito a sbloccarne solo una parte, spiegando al cliente che avrebbe dovuto attendere qualche giorno per avere il pieno accesso ai propri soldi. Un’informazione che V.S., già noto alle Forze dell’Ordine, non ha preso bene e, invece di aspettare il completamento della procedura e lo sblocco delle somme, ha preso a calci i mobili di arredo dell’ufficio postale danneggiando irreparabilmente la macchinetta erogatrice dei biglietti di attesa. L’uomo è stato rinviato a giudizio.
“Veniva spesso a vedere se erano state sbloccate le somme, anche più volte al giorno – ha spiegato in aula il direttore dell’ufficio postale -. Il 20 maggio era venuto alcune volte nel corso della mattinata e poi di nuovo al pomeriggio. Gli rispiegai la situazione e lui andò via. Poco dopo però tornò a prese a calci le piantane, uno scrittoio e la macchina erogatrice dei biglietti di attesa danneggiandola. Siamo rimasti senza per parecchi mesi prima che fosse sostituita”. Pochi dubbi sull’identificazione del responsabile del gesto, noto agli impiegati delle poste, alle Forze dell’Ordine e ripreso dalle telecamere interne dell’ufficio postale nell’atto di prendere a calci qualsiasi cosa avesse a tiro. L’uomo decise di recarsi personalmente alla stazione dei Carabinieri per autodenunciarsi e chiedere scusa, “era pentito, voleva assumersi la responsabilità del gesto – ha detto il comandante della stazione – Noi abbiamo acquisito i filmati in cui lo si vedeva prendere a calci il mobilio dell’ufficio postale”. Il gesto di pentimento non ha però convinto pienamente il pubblico ministero Alessandro Borgotallo a chiedere la generiche per l’imputato, “era con le spalle al muro, visto e riconosciuto da tutti, il suo gesto non ha portato nulla alla soluzione dell’indagine. È vero che il danneggiamento c’è stato solo per l’erogatore dei biglietti, ma i calci erano idonei a sfasciare anche il resto del mobilio”. Per il danneggiamento del solo erogatore, l’accusa ha quindi chiesto la condanna a 7 mesi di reclusione, mentre la difesa ha chiesto l’assoluzione dell’uomo il cui gesto di pentimento dimostrava che si era solo trattato di un raptus dovuto all’esasperazione del momento. Una richiesta non accolta dalla giudice che ha condannato l’uomo a 6 mesi di reclusione con sospensione condizionale condizionata al risarcimento di 200 euro.