“Quando si arriva sugli 8.000 ci si commuove, ma quelle sono lacrime che fanno bene. Le lacrime che fanno male si versano a valle vedendo i bambini che muoiono di fame o di Aids. Io ho pianto, poi ho scelto di darmi da fare”
“De Stefani è il sesto uomo al mondo ad aver salito le 14 cime oltre gli 8.000 metri. Più dei record però conta il modo in cui Fausto De Stefani ha salito le sue montagne. Il suo modo di andare verso le grandi vette dell’Asia, è qualcosa che va oltre l’alpinismo e l’alpinista e ci parla dell’uomo. Un uomo aperto come pochi all’incontro con gli altri e con la natura, il cui impegno ha dato un contributo essenziale per portare i temi della solidarietà e dell’impegno ecologico all’attenzione del mondo della montagna e non solo”. (Stefano Ardito)
Il richiamo dell’avventura
Fausto De Stefani, nasce ad Asola, un paesino in provincia di Mantova, l’11 marzo 1952. A 19 anni arriva all’alpinismo vero e proprio, cominciando ad arrampicare fra le Dolomiti di Brenta. Evidentemente il talento non gli manca e, nel giro di un paio di stagioni, arriva ad affrontare le grandi vie di VI grado. Negli anni successivi la sua attenzione si rivolge alle Alpi Occidentali e all’alpinismo su ghiaccio e terreno misto d’alta quota.
Oltre l’orizzonte delle Alpi
Il suo amore per il viaggio lo spinge inesorabilmente oltre l’orizzonte delle montagne alpine. Nel 1979, partecipa alla sua prima spedizione extraeuropea diretta al Monte Kenia, dove sale il Diamond Couloir e le cime Nelion e Batian. Nel 1980 è nel gruppo del Monte Nakra (4.700 m), nel Caucaso, dove porta a termine la prima salita della via “Italian Couloir”. Nel 1981 è di nuovo in spedizione, questa volta in Kirghizistan, nell’area del Pamir. Qui si mette alla prova con l’altissima quota, salendo una vetta di 7.000 metri, il Pik Korzenzskaia e due 6.000, il Pik Citiri e il Pik Nkwd. Nello stesso anno torna in Africa, al Ruwenzori, dove apre la Via dei Seracchi alla Punta Alessandra (5.119 m). Segue, nel 1982, la salita della parete Nordovest dell’Ausangate (6.370 m), in Perù.
Sul tetto del mondo
Nel 1983 inizia la scalata dei grandi 8.000 che concluderà con la quattordicesima cima (il Kangchenjunga) nel 1998. De Stefani diviene il secondo italiano dopo Reinhold Messner (e il sesto uomo al mondo) ad aver salito le vette delle 14 montagne più alte del Pianeta.
L’impegno per l’ambiente e la solidarietà
Lo scalatore mantovano ha da sempre affiancato all’attività alpinistica di altissimo livello una non comune sensibilità nei confronti di questioni ambientali e sociali, che oggi sono un tema all’ordine del giorno, ma che, all’epoca, erano sicuramente all’avanguardia.
Negli Anni 80 De Stefani aderisce al movimento ambientalista, allora impegnato nella contestazione dei progetti per la costruzione di centrali nucleari nella pianura padana, e poi fa sentire la sua voce contro la cementificazione dei territori alpini e lo sviluppo di nuovi impianti di risalita. Utilizza la notorietà data dalle sue imprese himalayane per dare visibilità a queste battaglie, facendosi fotografare sulle cime con striscioni che espongono slogan antinucleari e pacifisti.
Oltre che attraverso azioni puramente dimostrative questo impegno si traduce in progetti concreti, come quello realizzato nel 1990 con Mountain Wilderness (il movimento ambientalista di cui è stato uno dei fondatori, oltre che presidente). In quell’anno De Stefani è uno degli alpinisti impegnati nella spedizione “Free K2”, che l’associazione organizza per liberare la seconda vetta della Terra dalle corde fisse e dalle immondizie abbandonate in parete e ai campi base nei decenni precedenti.
Sin dai primi viaggi in Asia De Stefani si è interessato alle condizioni di vita e lavoro dei portatori, spesso mal pagati e sfruttati, e alle problematiche sociali e sanitarie delle popolazioni locali. A partire dal 1996, attraverso l’associazione “Senza Frontiere”, porta avanti l’ambizioso progetto “Rarahil Memorial School, una scuola a due passi dal cielo”, che ha consentito la creazione di un complesso di scuole primarie e secondarie a Kirtipur, una cittadina nei sobborghi di Kathmandu, in Nepal. Negli ultimi anni il complesso si è arricchito anche di un poliambulatorio, che De Stefani ha voluto dedicare alla memoria di Giuliano De Marchi, suo compagno di cordata e medico, scomparso nel 2009 a seguito di un incidente in montagna.
Oggi la Rarahil Memorial School è un complesso in continuo sviluppo dotato di aule, palestre, ambulatori con 1.000 allievi dai 3 ai 16 anni. De Stefani vi si reca due volte all’anno per portare le offerte e le donazioni che raccoglie con la sua attività.
Anche in Italia De Stefani è fortemente impegnato in attività di sensibilizzazione e divulgazione delle tematiche che gli stanno cuore, attraverso conferenze, incontri con i ragazzi delle scuole e mostre fotografiche. In questa direzione va anche il progetto “La collina di Lorenzo”, cui ha dato vita a Castiglione delle Stiviere, dove ha realizzato un’oasi naturalistica dedicata alla diffusione della sensibilità ambientale e alla conoscenza della natura.
Pochi giorni fa De Stefani ha ricevuto il Premio internazionale di solidarietà alpina-Targa d’argento.
L’incontro con Fausto De Stefani, organizzato dal Comitato Incontrarsi, si svolgerà venerdì 17 maggio alle ore 21 nel salone consiliare di piazza Liberazione, con ingresso libero.