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Lunedì 23 dicembre 2024

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Nella Provincia di Cuneo si concentra il maggior numero di lupi del Nord Italia

Coldiretti: “Le politiche di tutela assoluta dovrebbero essere sostituite da misure di gestione più consapevoli che pongano anche i pastori al centro del tema”

La Guida - Nella Provincia di Cuneo si concentra il maggior numero di lupi del Nord Italia

Negli anni la presenza del lupo sulle Alpi è progressivamente cresciuta e con essa gli atti di predazione ai danni delle mandrie e delle greggi, pur a fronte di un diffuso utilizzo degli strumenti di prevenzione disponibili.
“È del tutto evidente come i vari strumenti di mitigazione sinora proposti, dalle reti elettrificate ai cani da guardiania, non siano in grado di prevenire efficacemente i conflitti, anche laddove correttamente applicati” sottolinea il presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada.
È nelle Alpi occidentali che si concentra il 70% dei lupi presenti nel Nord Italia ed è la Provincia di Cuneo quella che conta il maggior numero di individui, sempre più spesso avvistati anche in pianura, in prossimità dei nuclei abitati, essendo le aree di montagna ormai completamente interessate dalla presenza dei branchi di questi animali, ponendo
A fronte di questi dati, risulta chiaro che l’obiettivo di creare e mantenere una popolazione di questi animali in condizioni di conservazione buone, non solo è stato raggiunto ma superato: la presenza del lupo non è più in discussione, anzi sta andando ben oltre gli standard previsti.
“Pertanto le politiche di tutela assoluta – sostiene la Coldiretti – dovrebbero essere sostituite da misure di gestione più consapevole e congrua rispetto alla situazione in atto. La stessa Unione Europea sta valutando di sottoporre la questione alla Convenzione di Berna proponendo di stralciare la specie lupo dall’elenco delle ‘specie strettamente protette’ per inserirla in quello delle ‘specie protette’. Il Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia, peraltro mai approvato in via definitiva, sulla base della mutata situazione va rivisto ed adeguato alle necessità territoriali. L’obiettivo di un’incondizionata crescita numerica di questi animali deve lasciar posto ad una politica di gestione attiva della popolazione, senza escludere la possibilità di adottare azioni anche di contenimento numerico laddove necessario, come d’altro canto già fatto da tempo in molti altri Stati anche dell’Unione Europea”.
La concentrazione dei branchi di lupi in alcune regioni europee è diventata un pericolo reale e quella di ristabilire un equilibrio nella popolazione locale dei lupi un’esigenza a cui non si può venir meno.
Ci sono più lupi in Piemonte di quanti non ce ne siano nell’intera Svezia. La situazione, in particolare nel Cuneese, è tale da incidere seriamente sulla zootecnica di montagna con danni, per la pastorizia e per gli allevamenti, tali da minacciarne seriamente la sopravvivenza, con gravi conseguenze ambientali ed economiche.
“Questa situazione non soltanto mette a rischio la sopravvivenza della pastorizia, ma compromette la possibilità che nelle nostre vallate alpine permanga un tessuto sociale produttivo, con un danno rilevante per tutta la collettività – dice Coldiretti Cuneo -. Se ragioni di natura ecologica non giustificano più i continui attacchi e le perdite alle greggi e alle mandrie, non possono essere ragioni ideologiche a dettare le regole di gestione di questi animali: la vita di una pecora vale forse meno di quella di un lupo? Tra i pastori regna un sentimento di scoramento e frustrazione, non soltanto per il prezzo pagato in termini di capi persi o feriti, di maggior lavoro divenuto necessario per garantire una presenza costante a difesa degli animali, ma anche ed in alcuni casi soprattutto per il mancato riconoscimento del ruolo che essi svolgono, per l’indifferenza della società nei confronti di una situazione che troppo spesso si è voluto fare apparire come marginale o superata. Serve maggiore responsabilità nella difesa, da parte delle istituzioni e degli organi competenti, degli allevatori che con coraggio continuano a presidiare il territorio, a mantenere la biodiversità nelle aree pascolive nonostante le difficoltà del cambiamento climatico in corso e a garantire la tutela del paesaggio contro il degrado, le frane, le alluvioni e l’erosione. Da soli, pastori ed allevatori, pagano il prezzo della presenza del lupo; a poco valgono gli indennizzi previsti per i capi predati, non c’è indennizzo per il costo e il peso del maggior lavoro né per la desolazione di vederlo distrutto in poche ore. È diventato dunque improcrastinabile che le istituzioni definiscano un Piano nazionale di gestione che tenga conto di quanto detto e che ponga i pastori e la pastorizia al centro del tema relativo alla gestione del lupo.

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