È stato condannato a tre anni di reclusione e 5.000 euro di multa A. D. P., l’uomo accusato di spaccio di cocaina dal suo stesso cliente, un giovane che dopo aver sporto denuncia è deceduto prima che iniziasse il processo. Le indagini della Squadra Mobile di Cuneo, con appostamenti e intercettazioni, avevano portato all’incriminazione di A. D. P., a carico del quale c’era la testimonianza diretta della compagna della vittima che aveva assistito personalmente alla cessione di una dose di stupefacente e dal padre del ragazzo che aveva dovuto saldare il debito di 300 euro dopo la morte del figlio. Per l’imputato, il pubblico ministero Gianluigi Datta aveva chiesto una condanna a sei anni di reclusione; conclusione contestata dal difensore avvocato Enrico Gallo, il quale aveva sottolineato come a carico del proprio assistito ci fosse in realtà solo un episodio di cessione di qualcosa che non era neanche stato chiarito che cosa fosse: “Secondo l’accusa, per diversi mesi, due o tre volte a settimana, l’imputato avrebbe ceduto droga al giovane, ma agli atti c’è la testimonianza di una sola cessione a cui avrebbe assistito la fidanzata e anche il debito di 300 euro non sarebbe in realtà compatibile con mesi di cessione di droga. Probabilmente invece il giovane era in un giro di droga di gran lunga più grosso di quell’unica cessione di cui si parla ma lui, accompagnato dalla madre a sporgere denuncia dopo che il suo problema era emerso in ambito familiare, si è scaricato sulla persona più vicina e meno pericolosa”. Una ricostruzione di innocenza che però non è stata accolta dalla giudice che ha condannato l’uomo a tre anni di reclusione e 5.000 euro di multa.