Tornano possibili gli abbruciamenti di residui vegetali sul territorio piemontese, per cinque mesi (salvo situazioni di siccità o eventuale dichiarazione dello stato di elevata pericolosità di incendi boschivi), con la fine del divieto in tutta la regione, mentre nelle aree montane è già terminato prima.
“Dal 15 settembre al 15 aprile – si legge sul sito della Regione – è vietato bruciare all’aperto materiale vegetale su tutto il territorio regionale, in quanto il verificarsi di alcune condizioni atmosferiche e la sovrapposizione di diverse fonti emissive rendono la qualità dell’aria particolarmente critica. Nei Comuni montani della zona IT0121 Montagna il divieto si applica dal 1° novembre al 31 marzo”.
Con questa settimana riprendono quindi le “fumarole” nell’area cuneese e sulle alture circostanti, con una pratica sempre molto diffusa per “ripulire” le aree coltivate da residui di potatura e altro materiale vegetale. In ogni caso, le operazioni vanno condotte rispettando attentamente regole di sicurezza: i roghi sono autorizzati dall’alba al tramonto (vietati di notte), devono essere gestiti in assenza di vento o di altre condizioni meteo che possano favorire gli incendi, vanno controllati e presidiati per impedire che le fiamme si propaghino. C’è anche un limite di volumi: fino a tre metri steri (circa tre metri cubi) per ettaro al giorno. Va inoltre ricordato che, se gli abbruciamenti sono di fatti necessari in aree di montagna (ad esempio in castagneti in quota o altre zone che rendono complesso portare a valle i residui), invece diventano meno urgenti in zone di pianura per la possibilità di smaltimento presso le aree ecologiche.