Aveva ricevuto sul cellulare un sms dalla sua banca in cui veniva avvisato di un tentativo di accesso al suo conto corrente e veniva invitato a cliccare sul link riportato per bloccare il conto. Era il 21 aprile 2020 e l’uomo, di Mondovì, entrò nel sito Internet utilizzando il suo codice di adesione alla banca on line e il pin del suo conto: in quel momento in realtà stava fornendo le proprie credenziali al truffatore che di lì a poco gli avrebbe prelevato dal conto 4.700 euro. È questo il reato di cui è stato chiamato a rispondere L. C., residente a Santa Maria Capua Vetere. L’operazione è nota come “phishing” e consiste proprio nell’utilizzo di siti ingannevoli che però hanno l’aspetto di altri, normalmente utilizzati da ignari cittadini. Dopo essere entrato nel link e aver digitato le proprie credenziali, l’uomo venne contattato da un numero verde della sua banca: anche in questo caso però era stato utilizzato un software apposito per nascondere il vero numero di cellulare da cui partiva la chiamata. Un fantomatico impiegato di banca chiedeva alla vittima di fornire il codice Otp per bloccare il conto. In realtà in quel preciso momento l’uomo stava effettuando un bonifico sul conto dell’imputato. Una volta completata l’operazione, quando l’uomo ormai si sentiva fuori pericolo, arrivava dalla vera banca l’autorizzazione finale all’operazione: autorizzazione in cui si chiedeva effettivamente conferma del bonifico a L. C., che però la vittima autorizzava senza neanche leggere il contenuto del testo, convinto di aver bloccato un tentativo di accesso al proprio conto. Solo dopo ulteriori controlli l’uomo si accorse della truffa, sporse denuncia e fece bloccare il conto. Era però troppo tardi; in quello stesso giorno l’imputato della truffa aveva aperto il conto su cui erano stati versati i soldi e oltre alla vittima di Mondovì aveva colpito altre due volte per un bottino complessivo di 9.700 euro subito prelevati. Il conto venne bloccato il giorno dopo quando i soldi erano già spariti. Il conto on line su cui erano finiti i soldi era stato aperto quel giorno stesso dall’imputato che lo aveva attivato utilizzando la propria carta d’identità e la propria foto che non risultavano essere state né perse né rubate. Conclusa l’istruttoria, il processo è stato rinviato all’11 novembre per la discussione.