La riflessione sulla laicità viene sviluppata nel convegno, di cui vengono pubblicati gli atti, a più voci muovendo da angolazioni diverse sempre comunque in rapporto alle fedi religiose. È bene chiarire subito che l’argomento viene accostato da un punto di vista strettamente culturale. Gli autori, sociologi, filosofi, teologi e un monaco buddista, riflettono dunque intorno al concetto di laicità, come orizzonte contemporaneo entro cui trova spazio l’esperienza religiosa.
Tale prospettiva è motivata già nell’introduzione da mons. Derio Olivero: “Viviamo in una società plurale. La svolta epocale del pluralismo ha portato ad una frammentazione dell’umano in tante storie differenti e irriducibili l’una all’altra”.
Lungi dal leggere questo variegato contesto culturale come semplicemente riduttivo o addirittura negativo, la proposta dei viaggi saggi, oltre che essere ineludibile constatazione, è di considerarlo come una ricchezza stimolante per una fede necessariamente rivolta al dialogo ben al di là di qualsiasi tentazione di irrigidimento.
In questa prospettiva il filosofo Luigi Vero Tarca rilegge il rapporto religione e laicità non in termini di incompatibilità. A prima vista un atteggiamento fa riferimento a un “valore ultimo”, a qualcosa che vale per tutti e come tale è vincolante, mentre l’altro riconosce una pluralità in quanto il valore risiede in ciò che è riconosciuto dall’uomo come tale. In realtà poi è intorno al concetto di verità che questo contrapposizione trova finalmente composizione.
Il sociologo Lorenzo Berzano considera invece il moltiplicarsi degli “spazi pubblici” come il contesto in cui si vive l’esperienza religiosa per cui si richiede una “nuova cultura, nuova spiritualità”. Spazio “aperto”, segnato dall’incertezza e dalla ricerca, in cui l’idea di verità non si qualifica come “ambito indiscutibile e dispotico”. In tale contesto va riletto anche il tema delle differenze religiose per cui l’affermazione della libertà è da un lato “la più chiara emancipazione dell’uomo dalla necessità del reale, dalla sua univocità e fissità” e dall’altro l’ambito in cui l’uomo si trova “con il fardello di un’immaginazione che non può non trascendere il reale”.
D’altro lato il pluralismo religioso, dice la sociologa Chiara Saraceno, non si identifica con pluralismo culturale: “l’identica religione può essere vissuta in modo diverso da popolazioni collocate in contesti geografici e culturali diversi”. Presupposto che conduce ad accettare il confronto non per convincere gli altri delle proprie ragioni, quanto per “accettarne la parzialità storicamente, culturalmente situata”.
La riflessione portata avanti dai vari interventi sfocia necessariamente in altre considerazioni che vertono intorno al tema dell’educazione, della Tradizione, della costruzione di una “città fraterna” libera dal sospetto di volersi reciprocamente approfittare gli uni degli altri. È il teologo Duilio Albarello a rinnovare uno sguardo di sintesi che poggia su un “umanesimo dei volti”, su una “saggezza urbana” che non disconosca l’individualità e l’identità, ma le ricomprenda in un cammino comune.
Laicità e religioni
di autori vari
Editrice Effatà
euro 15