Si è concluso con due condanne il processo per spaccio di droga in cui erano coinvolte sei persone che operavano tra Dronero – dove abitava G. D. S. considerato il capo dell’organizzazione – e Cuneo. Oltre a lui erano stati rinviati a giudizio anche la moglie B. M., il fratello F. (la cui posizione era stata stralciata), il padre A. nel frattempo deceduto, il cugino P. S., il cognato B. F. e altri due uomini, T. L. e Z. F., che fornivano la droga da spacciare sulla piazza cuneese. Le indagini erano partite a febbraio 2017 da un’informazione alla Squadra Mobile di Cuneo che subito aveva avviato un’indagine con intercettazioni, appostamenti e pedinamenti dei soggetti indagati. Tra di loro le persone parlavano in siciliano e utilizzando frasi in codice, ma agli agenti apparve subito chiaro che si trattava di spaccio di cocaina. Era inoltre apparso chiaro che il capo dell’organizzazione fosse G. D. S., il quale nella telefonate si riferiva agli altri come i suoi “operai”, forniva indicazioni sui clienti che arrivavano a casa per comprare la dose, si arrabbiò con il cugino quando quello decise di tornare in Sicilia, lamentandosi del fatto che avrebbe dovuto accollarsi anche quella parte di lavoro. Varie le perquisizioni in casa e sulle auto utilizzate dagli indagati, nel corso delle quali vennero sequestrati più di 150 grammi di cocaina; nell’abitazione di Dronero gli agenti trovarono la droga nei pensili della cucina e tra le tegole della mansarda, sulle auto fu trovata droga nel vano motore e nello sportello della benzina. A ogni sequestro, hanno riferito gli agenti ascoltati in aula, aumentava il livello di agitazione dei membri della banda, affannati a riscuotere denaro dai vari clienti debitori per acquistare altra cocaina e non finire fuori dal giro.
“A maggio – ha riferito al giudice uno degli agenti – pedinammo Z. F. nelle campagne tra Busca e Villafalletto, dove l’uomo si chinò velocemente davanti a una catasta di legna e subito si allontanò in auto. In quella catasta trovammo un pacchetto con 14 grammi di cocaina. Quando arrivò G. D. S. e non trovò la droga nel posto indicato sembrava impazzito. Lo intercettammo mentre cercava un altro fornitore e poco più tardi lo fermammo mentre era in auto e sequestrammo delle dosi di codeina”.
Al termine dell’istruttoria il pubblico ministero ha giudicato provate le accuse di detenzione e spaccio solo per G. D. S. e Z. F. e ne ha chiesto la condanna rispettivamente a sei anni e quattro mesi e 25.000 euro di multa e sei anni e 30 giorni e 25.000 euro di multa. Una richiesta di condanna contestata dai difensori ma accolta dal giudice che ha condannato G. D. S. a sette anni e sei mesi e 50.000 euro di multa e Z. F. a sei anni sei mesi e 40.000 euro di multa, con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e con la sospensione della potestà genitoriale durante l’esecuzione della pena.