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Venerdì 22 novembre 2024

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Un uomo a processo con l’accusa di scambio di materiale pedopornografico

Anche a Cuneo gli effetti di un'indagine internazionale scattata negli Stati Uniti

Cuneo

La Guida - Un uomo a processo con l’accusa di scambio di materiale pedopornografico
È proseguito al tribunale di Cuneo il processo per scambio di materiale pedopornografico in cui è imputato E. P., cittadino rumeno residente a Cuneo. L’uomo è stato rinviato a giudizio nell’ambito di un’indagine avviata dalla Homeland Security Agency americana nell’estate 2021, finalizzata proprio al contrasto della circolazione di materiale pedopornografico. Gli agenti avevano scoperto sulla piattaforma Viber una chat gestita da latinoamericani cui partecipavano 226 persone, di cui 12 italiani e fra questi E. P. a Cuneo. Alla prima udienza aveva riferito delle indagini svolte il coordinatore della squadra sotto copertura della Polizia Postale di Torino: “I canali di Viber sono quasi tutti a invito e la chat su cui si indagava si chiamava Cançao da paz (cantano i ragazzi) e il contesto era inequivocabile. Su questi canali molto spesso l’unica moneta accettata è lo scambio di materiale. Risultava che E. P. avesse postato un video a fine 2020”. Sulla perquisizione e analisi del contenuto del telefono di E. P. ha riferito al giudice l’assistente capo coordinatore della Polizia Postale di Torino: “Abbiamo visionato il file system e sono comparse immagini e video a carattere pedopornografico. Abbiamo potuto scaricare le cartelle di archiviazione dei file ma non le intere chat”. Alla domanda del pubblico ministero se fosse possibile che quei contenuti fossero arrivati casualmente sul telefono dell’imputato magari scaricandoli da banner pubblicitari o tramite link, l’agente ha risposto che quelli hanno un percorso completamente diverso da quello usato dai software di messaggistica. Il fatto che non fosse stato possibile recuperare la chat in cui erano state scambiate queste immagini ha impedito agli investigatori di capirne il contesto: “Non sappiamo che cosa si fossero detti e quanti fossero gli utilizzatori della chat, non c’è alcun riferimento visivo. Sappiamo che quelle immagini sono state visualizzate perché hanno creato dei thumb, miniature dei file originali”. L’udienza è stata rinviata al 21 novembre per ascoltare gli ultimi testimoni e l’imputato, e per la discussione.

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