Il cantiere del Tenda sta riprendendo il pieno ritmo dopo le abbondanti nevicate che ne hanno rallentato i lavori all’esterno. L’imbocco francese del Tunnel storico, che per oltre 150 anni ha accompagnato rassicurante i nostri rientri a casa, ormai è distrutto ed ignominiosamente sepolto da una coltre di detriti.
C’è ancora molto da fare per giungere alla conclusione di questa lunga e vergognosa vicenda, ed è solo cercando di chiarire la enorme quantità di lavoro ancora da eseguire che si può tentare di stabilire in modo approssimativo una possibile data di termine dei lavori.
Nell’ambito del contratto in essere tra ANAS ed Edilmaco è stata stralciata l’esecuzione dell’allargamento del Tunnel storico e pertanto rimangono da completare le gallerie previste dalle varianti di progetto, il ponte e tutta la viabilità esterna, in particolare dal lato francese.
Le ultime scelte progettuali che ora sono in realizzazione appaiono ad un osservatore esterno abbastanza caotiche e poco motivate, ma sono comunque frutto di discussioni ed accordi tra le componenti italiane e francesi, in quanto riguardano soprattutto il versante d’oltralpe
All’interno della galleria nuova, già scavata dal precedente raggruppamento GLF, rimangono tuttora due punti critici ed insoluti.
Il primo problema fu originato quando gli scavi del nuovo tunnel, arrivati a 250 m, hanno provocato un refluimento di circa 1500 m3 di limi e sabbie, per evidenti errori tecnici nella gestione di una situazione ampiamente prevista.
Ora questi 1500 m3 dichiarati (altre fonti citano almeno 2500 m3) rifluiti nella galleria hanno creato un corrispondente vuoto (in termine tecnico indicato dai minatori come fornello o sink hole), ben segnalato da una nuova depressione in superficie e sulla verticale del tunnel (Fig. 1).
L’imperizia nella conduzione tecnica è proseguita dopo il crollo, ad esempio nessuna indagine è stata eseguita per accertare la presenza di cavità residue al di sopra del tunnel, nonostante una relazione del Politecnico di Torino del settembre 2019 avesse suggerito l’esecuzione di sondaggi. Inoltre nel frattempo continuano a fuoriuscire acque cariche di rilevante trasporto solido, dopo oltre 5 anni dal fatto. Attualmente ANAS non intende fare nulla per risanare questa situazione, lasciando una pesante ipoteca sulla sicurezza futura della galleria, e le acque continuano a defluire in sotterraneo, cariche di trasporto solido.
Fig. 1 Il sink hole sulla verticale della galleria
Il secondo problema è quello delle impermeabilizzazioni non fatte correttamente dal raggruppamento GLF, che sono state descritte bene nella perizia tecnica per il tribunale del CTU in data 12/2/2018. Vi è un settore in cui vi sono abbondanti venute d’acqua in caso di forti precipitazioni, che vanno impermeabilizzate. Non dimentichiamo che abbiamo una galleria “fredda” ad alta quota e d’inverno è facile la formazione di ghiaccioli se vi sono acque non ben controllate. Per ora mi pare che la soluzione adottata, non ottimale, sia di captarle e convogliarle verso l’imbocco.
La situazione degli imbocchi lato Francia, basata sugli ultimi sviluppi del progetto, è abbastanza paradossale e caotica.
Siamo passati da due imbocchi, quello della galleria storica e quello della nuova galleria GLF, a ben 4 gallerie, come bene evidenziato nelle Fig. 2 e 3 in cui sono riportate piante e sezioni delle conformazioni finali che dovranno essere eseguite nell’ambito del contratto in essere con Edilmaco.
I 4 tracciati si intersecano ed intervengono anche delle modifiche plano altimetriche delle gallerie a complicare il quadro esecutivo.
È una situazione che lascia senza commenti e, senza esprimere giudizi sulla validità di tali soluzioni, c’è solo da augurarsi che non avvenga un crollo in volta durante lo scavo di queste gallerie che si intersecano entro ammassi rocciosi mutevoli e poco stabili. È una ipotesi non del tutto improbabile.
La memoria storica dell’imbocco antico e dell’opera militare sotterranea della “Tagliata del Tenda” con i sui cameroni è ormai quasi del tutto cancellata. Grande peccato perché era una testimonianza importate di un’epoca.
Il 21 marzo è stata sfondata la comunicazione tra il tunnel storico e il nuovo imbocco Edilmaco (Fig. 4)
Fig. 4 La comunicazione tra la galleria storica ed il nuovo imbocco Edilmaco
I versanti del Rio della Ca rimangono instabili ed a rischio di nuovi eventi eccezionali. È stato ben accertato come in data 3-4 ottobre 2020 l’evento di debris flow si sia prodotto senza preavviso e senza precipitazioni attive. Una descrizione viene fatta nel Rapporto del Ministère de la Transition Ecologique datato gennaio 2022: “la frana del tunnel di Tende è apparsa dopo l’alluvione (nessun contributo dall’evento del 2 ottobre) il 4 o 5 ottobre.Questa frana si inserisce in un contesto di versante storicamente instabile, con molte vecchie forme di frana della stessa tipologia e grandezza. Rischio rilevante, noto da tempo, per la viabilità e l’imbocco del Traforo. La vecchia strada tortuosa, in molte occasioni, è stata ritracciata a causa di successivi smottamenti”.
Il documento della Direction Departemental de l’Equipement delle Alpi Marittime con titolo “Studio Idraulico dei Valloni de La Cà e Cannelle”, già nel 2005, indicava il rischio di rimobilizzazione di frane del Rio della Cà, con eventi delle dimensioni tra 13.000 e 20.000 m3 di materiale trasportato, esattamente quanto è successo.
Questo rischio permane, sono in corso attività di monitoraggio dei versanti che non forniscono certo dati incoraggianti, e pertanto la messa in sicurezza del futuro traffico dipende da quanto verrà eseguito, per ora ancora nel vago!
I lavori preparatori per la posa del famoso nuovo ponte in ferro attraverso il Rio della Ca ha portato al totale riempimento dell’alveo, per facilitare il transito di cantiere ed il varo del manufatto. Questo comporta il fatto che attualmente il cantiere opera in una situazione di elevato rischio in caso di evento eccezionale, e che tale rischio si protrarrà finché non sarà ripristinata la luce originaria sotto il ponte.
La Fig. 5 dà una adeguata rappresentazione della situazione attuale a confronto con quella originale
Quando il ponte sarà terminato pertanto dovrà quindi essere rispristinata la morfologia iniziale degli alvei, con un lungo ed oneroso lavoro di scavo e di rimodellamento dei versanti, che viene riassunto in planimetria nella Fig.6.
Le vecchie discariche del Tunnel storico sono state asportate dall’evento alluvionale della recente tempesta Alex, ed il Rio delle Cannelle si è ripreso il suo alveo originale che era stato pesantemente modificato dall’uomo 150 anni fa.
Nonostante questo chiaro e pesante avvertimento della “natura”, attualmente le discariche vengono ributtate nella stessa posizione, operazione del tutto insensata.
I tornanti di accesso al Tunnel, che erano già stati oggetto di pesanti interventi da parte di GLF, ed erano stati all’origine del famoso “muro della vergogna”, dovranno essere completamente rifatti secondo un nuovo tracciato, che viene schematizzato nella Fig. 7.
Questi non sono che i punti principali, cui dobbiamo aggiungere tutte le finiture delle gallerie, la ventilazione, gli impianti elettrici, la segnaletica, i collaudi e così via in un lunghissimo elenco.
In questi ultimi tempi il dibattito sul Tenda si è concentrato sul “quando si aprirà al traffico, ma per poter affermare in modo ragionato e probabilisticamente accettabile un “quando” si deve chiarire bene non solo cosa rimane da fare nei lavori, al fine di poter aprire al traffico con sicurezza, ma anche le modalità con cui il traffico verrà attivato.
Circa queste ultime la parola spetta ad ANAS ed agli enti francesi. Sicuramente non sarà disponibile la fantomatica canna alesata a spese del tunnel storico. Questa, se mai verrà finanziata, la vedremo se va bene fra almeno 3-4 anni ad essere bene ottimisti. Quindi già qui abbiamo due opzioni: il tunnel storico rimarrà tale e quale per sempre (a parte il breve tratto iniziale lato Francia, come vedremo in seguito) e pertanto potrà essere utilizzato in modalità da definire, oppure verrà alesato ed allora sarà non agibile fine alla fine dei lavori, quindi in data molto lontana.
Questo è un primo aspetto su cui la CIG deve fare chiarezza in tempi bevi, e dipende dalla volontà o meno dei Francesi di contribuire all’enorme aumento dei costi, in parte dovuti alla prospettata nuova gara per l’alesaggio del tunnel storico.
Inoltre va chiarito una volta per tutte se il tunnel sarà transitabile o meno agli autocarri pesanti superiori alle 19t, dopo che è stato apposto il divieto dai francesi in Valle Roya. È un divieto sensato e motivato, vista la situazione degli attraversamenti nei centri abitati e le altezze dei sottopassi ferroviari.
Risulta evidente che il completamento di tutte queste opere necessita ancora di tempo ed impegno, ben oltre le date illusorie che ci sono state prospettate ed a volte chieste con vigore da alcuni nostri Politici od Amministratori del tutto ignari, lo spero, della reale situazione.
L’Impresa ha ancora un compito lungo e difficile, gli imprevisti sono sempre in agguato e i tempi decisionali sono abbastanza lenti e viscosi. La CIG per esempio si riunisce in date irregolari e molto spaziate.
L’informazione chiara e corretta verso i cittadini da parte di ANAS e CIG permane tuttora un miraggio irraggiungibile.
E qui siamo di nuovo alla domanda finale: quando? Se il quando vuol dire aprire il traffico in condizioni di sicurezza e senza interazioni con cantieri (ad esempio quello del rifacimento dei tornanti) dovremo aspettare almeno fino all’inizio 2026.
Se ci si accontenta e se ci viene permesso di circolare in condizioni precarie e poco sicure forse si potrà transitare in modo provvisorio prima della fine del 2025.
Circolare in modo provvisorio vuol dire ad esempio passare su di un ponte che non ha ancora la luce necessaria a smaltire un evento eccezionale, e quindi transitare sotto condizione. Oppure transitare con semafori e strettoie per coesistere con un cantiere in pieno esercizio, impegnato nel rifacimento dei tornanti.
Inoltre dubito che ANAS vorrà sistemare in modo definitivo tutte le pesanti eredità lasciate da GLF nella galleria, per cui dovremo coesistere con un’opera che potrà presentare problemi sul lungo termine. Ricordo anche che, per stessa ammissione nel Progetto di Anas, tutti i tornanti ed una spalla del ponte poggiano su di una zona definita come “frana” e che i versanti del Rio della Ca sono e saranno sempre instabili.
Se poi ci poniamo come obbiettivo, ormai fantascientifico, di circolare anche nel tunnel vecchio alesato, quindi in due gallerie moderne ed a senso unico come da progetto originario, non saremo lontani dal 2030!