Il fan club della sciatrice borgarina Marta Bassino saluta la stagione agonistica della “piuma d’acciaio” con una riflessione, diffusa oggi (sabato 23 marzo), unendo l’entusiasmo di chi sostiene il proprio idolo sportivo e l’amarezza di chi ribadisce “da che parte sta” di fronte a qualche attacco (in genere sui social) e a un sempre più diffuso qualunquismo. Una lunga nota, per ribadire il legame con Marta, nel decennale di questo gruppo di tifosi (“2014-2024, dieci anni di passione e amore” si legge nel logo del club), per continuare a essere vicini alla giovane atleta e con tutta la voglia di vederla sorridere sul podio, per tornare a festeggiare i suoi migliori risultati sportivi.
Cari amici,
ve lo diciamo: questo nostro commento di fine stagione sarà lungo e a tratti ruvido.
Inoltre, come da prassi, vi troverete ben poco riguardo l’analisi tecnica dei risultati di Marta: sapete come la pensiamo, c’è chi lo sa fare meglio di noi (ci torniamo). E poi, non lo ripeteremo mai abbastanza: il semplice fatto di vederla lì, gara dopo gara, a giocarsi per davvero la “posta grossa” contro il meglio dello sci mondiale – e in un’epoca in cui al femminile si affollano tantissimi talenti incredibili, e uno in particolare – ci appaga e inorgoglisce a livelli inimmaginabili. Marta, giorno dopo giorno, “mette la Granda sulla mappa”, e questo è un fatto.
Quanto a questa annata agonistica, i migliori risultati ottenuti, poiché meno attesi di altri, sono sufficienti per farci concludere questa parentesi con “quello che non ho è quel che non mi manca”.
Le parole di Faber ci portano al titolo delle nostre riflessioni, che abbiamo mutuato da un commento, uno tra tanti dell’incredibile mole giunta sulle nostre pagine social lungo questa stagione, in un quantitativo davvero senza precedenti. Sì, perché il nostro pubblico (che poi non è “nostro”, è dello sci e di Marta, almeno teoricamente – anche su questo ci torniamo) in questi mesi è cresciuto a dismisura, esponenzialmente diremmo. Bella cosa, certo… ma non è tutto oro quello che luccica.
Ed è da qui che vogliamo sviluppare il cuore del nostro discorso, che sarà inevitabilmente piuttosto autoreferenziale, piccola libertà che dopo 10 anni crediamo di poterci concedere.
Il commento in questione, pressappoco, diceva: “Calmatevi e smettetela di parlare come se aveste tutti contro”. Potevamo trascrivere il tutto sulla macchina da scrivere invisibile del commissario Winchester, o passare la pratica al grande capo Estiqaatsi. Ma noi siamo fregàti dall’avere un animo incline alla meditazione e al metterci in discussione, e questo commento, unito alla constatazione della situazione cui sopra, ci ha fatto soffermare e gettare uno sguardo più ampio su certe cose che sono successe attorno a noi.
Pertanto, ci siamo interrogati sul senso della nostra missione e sul modo in cui l’abbiamo praticata, lungo questi primi dieci anni di esistenza del Fan Club. Anche e soprattutto relativamente al tipo di comunicazione che portiamo avanti sui social e alla comunità che desideriamo aggregare attorno ai nostri post.
E qui bisogna essere sinceri: crescere ci interessa eccome. Un’associazione esiste solo se è una comunità che si sviluppa, altrimenti essere sempre gli stessi ventiquattro a cantarcela e suonarcela alla lunga ci impigrirebbe, trasformandoci in una scatola vuota. Il che è particolarmente vero per chi, come noi, fa aggregazione attorno al tifo sportivo e deve quindi tenere sempre un certo livello di “tensione” emotiva. Già qui è evidente che la “calma”, inevitabilmente, delle volte vada a farsi benedire.
Nulla di strano, questo è quel che fa un club di tifosi: tifare. Lo si può fare in vari modi: attorno al modo che ci siamo scelti, in questi anni, abbiamo raccolto un gruppo di persone molto intelligenti e interessanti, o comunque di un’educazione e gentilezza infinita, per le quali è un piacere creare contenuti e con cui è bello stare insieme, virtualmente e poi anche dal vivo. A questo novero si aggiungono nuovi soggetti con regolarità, anche grazie al boom di contatti di cui dicevamo sopra.
Ma al crescere dei numeri, si sa, la qualità fatica a tenere il passo. E così, ecco comparire a frotte nelle nostre zone commenti contenuti di tutt’altro tenore, che col tifo non hanno nulla a che vedere. Minoritari, certo, ma appunto in crescita, sia a livello numerico sia soprattutto a livello di “baccano”. E attenzione, non parliamo di quelli più improponibili (banali ingiurie, turpiloquio e maleducazione varia), ma di una ben più nutrita categoria di commenti particolarmente subdola, che potremmo definire “opinionismo tossico” o “saperlalunghismo”. Di che si tratta? Consigli tecnico-tattici non richiesti né necessari, disamine lapidarie su come sia andata o non sia andata una gara o una stagione (con annessa psicologia e dietrologia spiccia), le nostre parole o – peggio ancora – quelle di Marta squallidamente manipolate e utilizzate a piacimento (ogni riferimento è puramente casuale) e via discorrendo. E rientrano nel novero, appunto, gli appelli a noi rivolti, a esercitare “imparzialità” e/o a cambiare il nostro modo di raccontare il mondo attorno a Marta. Il tutto con un tono che spazia dal saccente alla sfida, con una sicumera per la quale è difficile decidere se avere più timore o pietà.
Sentiamo già la vostra obiezione: spendere così tante parole in proposito significa dare troppa visibilità e importanza a quella che, a conti fatti, è una fastidiosa minoranza. Vero, ma il fastidio è giunto a un punto tale (per noi) da farci condividere le recenti parole dell’ottimo Massimiliano Ambesi a fronte di una situazione analoga: “un centimetro alla volta, ci si sta avvicinando verso la chiusura”.
Ma la ritirata sarebbe in fin dei conti un regalo alla minoranza… e qui subentra un altro commento che ci è arrivato: “Le pagine sono vostre, ne fate quel che volete”. Ripetuto 400 volte.
Per cui abbiamo deciso di reagire così, mettendo in fila per iscritto, una volta per tutte, determinati valori e determinate scelte che per noi non sono negoziabili. Anche e soprattutto a beneficio di quella schiacciante maggioranza di voi che si riconosce in questo semplice sillogismo: non si può essere sempre d’accordo su tutto, tra noi e voi, ma quantomeno sul fatto che siamo persone mature, di sport, che vogliono bene a Marta e la tifano senza compromessi (anche e soprattutto quando “gira male”) dovremmo convergere tutti.
L’avrete già intuito: non per tutti è così. Normale, normalissimo… però questo non significa che debba per forza andarci bene tutto. Detto brevemente, al gioco saperlalunghistico (che è finalizzato non al sostegno per Marta, non a una qualche forma di costruttività, ma unicamente a imporre il proprio ego) non ci stiamo.
La comunità del Fan Club, reale o virtuale, è aperta a tutti, ma non è “per tutti” e meno che mai è obbligatorio frequentarla: non siamo disposti a tollerare che il clima al suo interno venga distorto dall’afflusso di contenuti che nulla hanno a che fare con i nostri obiettivi e l’idea che abbiamo del tifo sportivo, per Marta in particolare.
Se vi aspettate un racconto delle gare onnicomprensivo, equilibrato, distaccato… fate voi, avete sbagliato pagina. C’è già chi propone tutto questo, e molto meglio di come lo faremmo noi: sono le testate giornalistiche e i forum, con relativi canali pubblici dove c’è piena libertà di reagire e commentare quel che si vuole come si vuole.
Se vi aspettate di leggere sulle nostre pagine cose come “Marta ha sbagliato la gara”, “Non ci siamo”, “Marta non ha la testa”, “Marta è stata inferiore”, “Marta è distratta” ecc… siete sistematicamente destinati a rimanere delusi. Così pure se credete che vi si lasci commentare sulle nostre pagine ricorrendo a simili argomenti. O ancora che accogliamo di buon grado esternazioni ineducate e denigratorie verso la professionalità di chi coopera, o ha cooperato, con Marta (sì, anche la manfrina che certi diplomati all’ISEF della vita tirano fuori periodicamente sul “mettere su muscoli” lo è… e quanto accaduto settimana scorsa durante il gigante crediamo sia abbastanza indicativo dell’estrema validità del suo programma di allenamento – e l’ha sostanzialmente detto anche Sofia Goggia, btw). Lo ripetiamo, a scanso di equivoci: cascate male, anzi malissimo.
Di più: ci meraviglia sinceramente il fatto che qualcuno anche solo pensi che noi possiamo permetterci di dire certe cose su Marta o su chi ha a che fare con lei, o che si possa soprassedere se qualcuno si esprime in certi termini sulle nostre pagine. Facciamo a capirci: chi accidenti siamo noi (tutti noi) per dettare a Marta cosa dovrebbe o non dovrebbe fare? O per sindacare sul suo impegno agonistico e sulle sue scelte personali, sportive e non, di qualsiasi natura?
E chi casca male in casa nostra, viene richiamato (se ci sentiamo buoni), oppure direttamente moderato senza passare dal via.
Qualcuno in proposito ha già strillato alla “dittat*ra” (questa cosa di dover censurare le parole per evitare di passare guai, a prescindere dal contesto, è ridicola, ma che ci vogliamo fare), perché purtroppo sul web, e sui social in particolare, prevale un approccio acritico nei confronti dell’accumulare follower, commenti, reazioni, che vengono lasciati liberi di proliferare senza alcun filtro, nemmeno per le mele più marce. Liberi tutti, democrazia e anarchia si confondono allegramente, e la qualità del dibattito dov’è? Da questo crediamo discenda la spocchia di coloro che, se richiamati, se ne escono con “non siete i padroni di Facebook/Instagram/ecc…” o invocano a sproposito la “democrazia”.
Da noi no: la crescita di like e follower non è la nostra massima aspirazione. Ci piace, come detto, ma alla fine della fiera averne 6000 o 7000 non ci cambia materialmente nulla, anche perché nel Fan Club nessuno coltiva interessi privati e – sacrosantamente – nessuno ne ricava il becco di un quattrino. Nella vita si possono scegliere gli amici, nella nostra posizione possiamo scegliere gli utenti con cui comunicare, privilegiando la gente che “mastica” sport, sa stare al mondo e riesce a comportarsi civilmente, fin dalle basi. Perché il capire che, quando si entra in casa d’altri, non si “sputa per terra” e si sta alle regole di chi la casa l’ha costruita, ci sembra veramente il fondamento della convivenza civile.
Perché tutto questo? Perché sì, caro utente che ci hai invitato a non avere tutti contro: noi “in direzione ostinata e contraria” ci andiamo, eccome. A un Fan Club si può chiedere (quasi) tutto, meno che di essere “imparziale”, “obiettivo”, “oggettivo” e altre variabili della neutralità disarmata. Siamo e resteremo ferocemente “di parte”, ossia dalla parte di Marta e sempre pronti ad avere per lei le buone parole che si merita, in qualsiasi circostanza. E saremo “contro” chi ci chiederà di venir meno, anche solo per un secondo, a questo proposito. Ciò peraltro è il motivo per cui, da quest’anno, non abbiamo esitato a passare al contrattacco e intervenire laddove il nome e l’onore di Marta venisse gratuitamente e ingenerosamente infangato (anche qui, i riferimenti sono puramente casuali).
In conclusione di tutto, due parole sul nostro “tono di voce”: pur riconoscendo che esistano millemila sensibilità diverse, e che basti veramente poco per “pestare i piedi” a qualcuno (99,9% in maniera involontaria), non siamo disposti a modificare un certo modo di parlare che ci siamo dati, che è poi lo stesso modo che adottiamo nella vita di tutti i giorni. Una forma comunicativa molto più simile alla nostra reale personalità, quindi diretta e ovviamente ben poco “giornalistica” o “diplomatica”.
E’ questo il modo giusto di gestire una comunità social? Non spetta a noi dirlo. Certamente non è l’unico… però è il nostro. E noi lo applichiamo perché ci crediamo e contiamo su di esso. I risultati ottenuti dal Fan Club, il rapporto incredibile che abbiamo costruito con la stragrande maggioranza di voi, sono il frutto che conforta le nostre scelte.
Il cammino accanto a Marta continua, insieme a voi. E con chi ci starà. Per chi non sentisse di poter contrarre questo impegno, solo un appello: questo non è l’aeroporto e non serve annunciare la propria partenza.
Con chi ci sta, ci vediamo presto. Dal vivo.
Bruno, Luisa, Valentino, Simona, Piermario, Valerio, Riccardo
Il vostro direttivo