Federico Borgna, ex sindaco di Cuneo ed ex presidente della Provincia, che ha annunciato la partecipazione al bando del Comune di Cuneo per un posto nella nuova governance della Fondazione CrC e da alcune settimane uno dei possibili aspiranti alla presidenza insieme a Mauro Gola, presidente della Camera di Commercio, ha inviato un comunicato stampa con una sua riflessione sul rinnovo della governance della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo che pubblichiamo di seguito.
Prima i programmi e i progetti, dopo le persone. Tutti gli stakeholder che sono chiamati a designare per il rinnovo della governance della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo devono riunirsi intorno a un tavolo per un programma comune. Per loro stessa natura le Fondazioni sono soggetti in relazione, la partecipazione deve essere allargata e responsabilizzata il più possibile. Partecipazione all’economia, alla salute, alla vita culturale, allo sport, alla natura, sono grandi questioni che interessano il territorio e il mondo. Per questo motivo è necessario costruire una governance di un’istituzione che non contempla la presenza di una maggioranza o di una minoranza. Oggi si sta solo parlando di nomi e non ci si chiede la cosa più importante: che cosa ci si aspetta che la Fondazione faccia nei prossimi anni? Questo passaggio secondo me è fondamentale che si faccia e che si faccia adesso, tutti insieme.
Da settimane mi danno come uno dei possibili aspiranti alla presidenza, ma non è una corsa muscolare contro nessuno. Prima bisognerebbe parlare di proposte a servizio dell’istituzione Fondazione e del territorio.
Il principio della fraternità può essere una delle parole chiave su cui far riflettere oggi le Fondazioni, come istituzioni e organismi intermedi della società. Una Fondazione deve poter superare la solidarietà o sussidiarietà prevista dallo Stato, sostenere quindi tutte le rappresentanze associative che disegnano i presupposti per alimentare una società democratica e libera. Le Fondazioni hanno l’interesse, la forza e la capacità di creare un luogo dove si lavora non solo per interessi personali puntuali, ma soprattutto per valori universalmente riconosciuti, con la consapevolezza di costruire società plurali e la pazienza nell’esprimere i modi e le forme più corrette per seguire questa verità. Il vero problema non è riconoscere l’assolutezza dei valori, quanto fare una sintesi capace di indirizzare e puntare l’attenzione sul perché piuttosto che sul cosa fare, solo ponendosi questa domanda ci si può infatti mettere nelle condizioni di ripensare al senso di comunità e al futuro. Non è detto che tutte le risposte siano già pronte e confezionate, ma dobbiamo abituarci a costruire riflessioni di senso collettivo e non risposte da prodotti di supermercato.
La Fondazione deve perseguire un’idea di laicità che non esclude, ma che riunisce e sappia dialogare con tutti i soggetti, enti, associazioni, privati e istituzioni, che alimenti il terreno della discussione e della riflessione, che non sia di parte, che non sia solo governata da nomi, che non abbia forzature o padroni a cui rispondere, ma che nel principio dell’autonomia che la contraddistingue apra spazi di ascolto plurali. Non si può pensare di guidare questa istituzione senza l’umiltà e il coraggio di esperienze a servizio della comunità.
Credo che i pilastri che dovrebbero reggere l’indirizzo della governance siano: l’autonomia della Fondazione, l’autonomia e il rispetto della struttura nel rispetto delle regole generali e statutarie, l’utilizzo e la valorizzazione del patrimonio, l’attenzione alle erogazioni per tutti a partire dai più fragili, il ruolo del Centro Studi. La nostra Provincia è fatta da 247 piccoli comuni che sono le sentinelle del territorio, che la abitano e la rendono unica e solo con la vicinanza a tutte queste realtà possiamo permetterci di vivere oggi in una terra che sa prendersi cura di sè stessa. Allo stesso tempo però è necessario guardare lontano e aspirare a grandi progetti che possano guidare a cambiamenti attesi e reali nella nostra comunità, in tutti i campi, dallo sport alla cultura, dall’educazione al volontariato, dalla salute all’economia e alle grandi sfide etiche e sociali che la nostra società sta affrontando. Grandi progetti e interventi che potrebbero essere gestiti in co-programmazione con gli enti del territorio, con le associazioni di categoria, con il mondo sindacale e del volontariato, con l’Università.
La Fondazione può contribuire a far diventare la Provincia di Cuneo un luogo dove si aspira a vivere e abitare, dove la cultura e la formazione siano lo strumento di crescita e di attrazione per l’intera comunità, dove tutte le realtà aspirino a voler continuare a stare e dove possano nascere nuove imprese e crescere le grandi realtà che tutti conosciamo. La Fondazione può aiutare a creare questo futuro, con gli strumenti e i modi di cui è capace, con la tessitura e l’esperienza di chi sa far dialogare tutte le realtà, senza prepotenza o forzature.
La struttura Fondazione e le persone che lavorano per l’istituzione possono garantire traiettorie stabili nel tempo, evitando di essere oggetto di contese su chi governerà pro tempore l’istituzione. Non si distrugge o si svende una casa ogni volta che si cambiano gli inquilini, ma al contrario ci si augura che questi possano dare un contributo per renderla più aperta, accessibile, bella e patrimonio di inclusione. I governi passano, amministrano, indirizzano, ma i valori dell’istituzione rimangono grazie alle persone che ne fanno parte con le loro idee e la loro professionalità. Per questo dobbiamo essere orgogliosi di avere un’istituzione privata, ma che lavora per tutta la comunità sopra ogni interesse.
Arrivati alla costruzione di un programma ampiamente condiviso, la governance è solo la conseguenza. La squadra che governerà dovrà avere la fiducia di tutti per portare a compimento un progetto. Mi piace ricordare il presidente Gianni Genta, che ha saputo dare un’impronta molto forte sul modo di interpretare la Fondazione e ne ha aperto le porte al futuro.