Cuneo – Ora le speranze di recuperare i quasi 43 milioni del Pnrr sull’innovazione, efficientamento e riduzione delle perdite della rete idrica presentato dall’Ato, l’Ente di Governo dell’Ambito 4 Cuneese, sono ridotte davvero al lumicino. Lunedì prossimo, 4 marzo, doveva essere sottoscritta un’Ati, l’Associazione temporanea di imprese, da parte dei gestori cessati del gruppo Aeta (Alpi Acque, Alse e Tecnoedil) per la gestione dei fondi Pnrr. E proprio i privati del gruppo Egea, che sono alle prese con la più grande operazione di salvataggio dal fallimento in Italia, un buco da 800 milioni di euro hanno deciso di non sottoscrivere l’Ati. Una scelta che ad oggi fa perdere non solo a loro e a quella parte del territorio provinciale gestito dal privato, ma anche al Cuneese e alle valli, un finanziamento fondamentale per l’efficientamento della rete idrica.
Questa mattina, sabato 2 marzo, il presidente della Provincia di Cuneo Luca Robaldo e la sindaca del capoluogo Patrizia Manassero hanno per questo emesso una nota di allarme sulla vicenda invitando Cogesi a richiedere al ministero una rimodulazione del progetto: “appreso della mancata sottoscrizione dell’Ati (Associazione temporanea di imprese) da parte dei gestori cessati salvaguardati del gruppo Aeta, finalizzata alla gestione dei fondi PNRR PERDITE, pur comprendendo le ragioni dei gestori cessati in ragione delle loro condizioni finanziarie, invitiamo Cogesi a procedere, rappresentando ad Ato la necessità di richiedere al Ministero delle Infrastrutture una rimodulazione del progetto”.
Ed è l’unica strada possibile ma appesa a un filo di speranza. Cogesi infatti come attuatore unico deve sottoscrivere l’accordo con il ministero e poi le singole società con la firma dell’Ati sono il braccio operativo sui singoli territori. I privati, che sono in attesa del pagamento del Vr (valore residuo) che li escluderebbe di fatto dalla gestione del sevizio idrico integrato ,non firmando fanno saltare l’accordo e Cogesi e Ato rischiano di perdere il finanziamento in toto. Dopo il danno anche la beffa. La provincia dovrebbe dire addio a 43 milioni di euro di finanziamento, fondamentali per rimettere in sesto la rete, evitare sprechi e far sì che i cittadini non vedano in futuro aumentare in modo esponenziale le loro bollette.
Un passaggio che potrebbe essere una pietra tombale per il proseguio anche della gestione pubblica dell’acqua e la sempre più probabile gara di tutto il servizio di affidamento ai privati. Alla faccia dell’acqua pubblica votata dai Comuni nel 2018 e scelta dai cittadini nel referendum.