Fossano – Si è concluso con l’assoluzione il processo per furto a carico di C.D. e C.M.V, cittadini rumeni residenti a Fossano, accusati di essersi introdotti all’interno dello spogliatoio di una pasticceria del centro e aver rubato alcune decine di euro e carte bancomat dagli effetti personali delle dipendenti.
I fatti, risalenti al maggio del 2022, li aveva ricostruiti in aula una delle dipendenti del bar pasticceria che aveva notato un uomo allontanarsi in fretta dal cortile su cui affacciava sia la porta del bagno del locale per i clienti, sia la porta dello spogliatoio, “aveva una maglietta gialla, gli chiesi se aveva bisogno di qualcosa e lui si è allontanato velocemente dal cancello che dà sulla strada laterale. Sono andata allo spogliatoio e ho notato che alcuni armadietti erano aperti e gli effetti personali a terra”. La donna rientrò subito nel locale per dare l’allarme e la proprietaria, pensando che il ladro fosse un cliente del bar che si era allontanato dalla porta principale, uscì in strada, “sono uscita d’istinto senza sapere niente, ho chiesto ai clienti seduti ai tavolini fuori se avevano visto qualcuno e loro mi hanno indicato due ragazzi che si erano diretti verso la chiesa. Li ho raggiunti, ci ho parlato e loro hanno negato di aver rubato nel locale. Uno dei due è tornato indietro con me, ma la dipendente non lo ha riconosciuto. Aveva una maglietta blu”. Intanto i Carabinieri erano stati allertati ed erano arrivati sul luogo del furto. L’uomo, C.D., pregiudicato sottoposto ad obbligo di firma, fu identificato e fu perquisita la sua abitazione con esito negativo. Durante queste operazioni il suo telefono squillava continuamente, il numero apparteneva a C.M.V. che venne indagato per lo stesso reato. Anche un’altra dipendente del bar aveva notato due uomini sulla strada laterale su cui si apriva il cancello automatico che dava accesso al cortile. La donna aveva chiesto un permesso per uscire prima e dopo aver preso la propria roba nello spogliatoio era uscita proprio da quel cancello, “mentre aspettavo che si richiudesse il cancello automatico notai due uomini lì nei pressi, non ci feci molto caso, uno aveva una maglietta scura e un tatuaggio su un braccio”. Forse i due ladri approfittarono della non completa chiusa del cancello e si introdussero all’interno bloccando la chiusura automatica con una cassetta di attrezzi che trovarono nel cortile. Una delle due dipendenti riconobbe solo parzialmente l’uomo che era fuggito dal cortile e lo descriveva con maglietta gialla. La collega che vide i due uomini sulla strada laterale descriveva uno dei due con maglietta scura e tatuaggi su un solo braccio. C.D. presente al processo non è stato però riconosciuto da nessuna delle due testi; l’uomo ha anche mostrato i tatuaggi presenti su entrambi gli avambracci e non solo su uno. Per l’accusa però quei riconoscimenti, sebbene parziali, erano la prova della responsabilità dei due imputati per i quali è stata chiesta la condanna a 4 anni di reclusione.
Assolutamente inconsistenti, per i due difensori, le prove raccolte dalla Procura a carico dei loro assistiti e così è stato anche per il giudice, che ha assolto i due per non aver commesso il fatto.