Alba – 800 milioni di debiti complessivi, 600 in più rispetto a quelli risultanti dal bilancio 2022. È questo la grave situazione in cui versa Egea, la multiutility albese di acqua, energia, teleriscaldamento che è “tecnicamente fallita, visto il gravissimo stato di insolvenza. E, senza la nuova procedura di composizione negoziata della crisi introdotta dalla legge, sarebbe già in liquidazione” come ha detto il commercialista Massimo Feira giovedì 22 febbraio durante la terza commissione consiliare permanente che si è tenuta nel Municipio di Alba, a cui hanno preso parte per Egea proprio Feira e Giovanni Valotti, che fa parte del nuovo Consiglio di gestione dell’azienda. Ma nessuno degli albesi di Egea era presente, né l’ex amministratore delegato Pierpaolo Carini né il presidente del Consiglio di sorveglianza Giuseppe Rossetto. Una situazione gravissima emersa per la prima volte nei numeri proprio ieri sera con termini forti emersi più volte anche dalle stesse voci di chi sta curando l’oeprazione di Egea: “bagno di sangue”, “società dai piedi d’argilla”.
Il fisco, 32 banche, 77 obbligazionisti, oltre a duemila tra fornitori e professionisti fanno parte della lista dei creditori ch fanno della sitiuazione di Egea è stato detto “la più grande operazione di composizione negoziata della crisi in corso in Italia”. Perché Egea si possa salvare è necessario raggiungere l’accordo con il 60 per cento dei creditori di ogni categoria. A ciascun gruppo sono state offerte precise condizioni con le richieste di sacrifici a partirew dagli azionisti compresi i cento soci pubblici tra quali il Comune di Alba che detiene il 5% delle azioni che verrebbeto in aprte rimborsate con un 20% di Egea Acque. Ai fornitori di Egea Spa, Egea Commerciale Srl ed Egea Produzione e Teleriscaldamento Srl è stato offerto il 25% dei crediti maturati sino al 1° giugno 2023 e per i crediti successivo il saldo sarà integrale. L’accordo in merito ha superato il il 60 per cento delle adesioni. Ai 77 obbligazionisti che vantano crediti per 20 milioni di euro, è stato chiesto uno stralcio al 30%, ma gli incontri proseguono. Più difficile è la situazione con le banche: 364 milioni di euro delle 32 banche: i 160 milioni garantiti potranno essere convertiti nel 50% della nuova società, partecipazione che Iren si impegnerebbe a riscattare entro il 2029. Sui crediti non garantiti è stato invece proposto un saldo e stralcio al 30%. Per il fisco che asttende 200 milioni, è stato prospettato uno stralcio del 70% pagando il restante 30% in dieci anni.
“Coi fornitori l’accordo è stato raggiunto – hanno spiegato Feira e Valoti in commissione – .Rimangono tensioni tra Iren e le banche su diverse uestioni. Con gli obbligazionisti, chiariremo la situazione la prossima settimana. Se tutti daranno il loro via libera si procede, ma se una singola categoria dicesse no, salta tutto e Egea rischia di fallire a tutti gli effetti, si andrà verso il concordato semplificato e il fallimento”.
I tempi sono sempre più stretti: entro il 15 marzo si deve arrivare all’accordo con tutte le categorie di creditori, ed entro il 16 giugno, in base a quanto prevede la legge, la procedura deve chiudersi.
E c’è Iten che si è fatta avanti su Egea con una trattativa in esclusiva. Iren ha alzato la sua offerta disposta ad apportare 85 milioni di euro di risorse. Se si va avanti entro fine giugno si creerà una nuova società, al 50 per cento di Iren e al 50 per cento delle banche creditrici, che usciranno quando Iren riscatterà i loro crediti, entro cinque anni, entro il 2029.