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Venerdì 22 novembre 2024

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Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione: dati in crescita anche a Cuneo

Nel 2023 800 adolescenti presi in carico dalla neuropsichiatria, ricoverato un ragazzo ogni 3 giorni. Il Consiglio comunale ha votato all’unanimità un ordine del giorno che chiede più risorse al governo

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Cuneo. “Maggiori fondi da destinare al contrasto dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, auspicando che diventino misura strutturale, vista la gravità che sta prendendo la questione sull’intero territorio nazionale”. A chiederlo a Regione e Stato è il consiglio comunale di Cuneo con un ordine del giorno votato all’unanimità.

“I disturbi del comportamento alimentare della nutrizione sono un gigantesco contenitore al cui interno si collocano patologie differenti, tutte accomunate da una grande sofferenza psicofisica e da un rapporto conflittuale e faticoso con il cibo – ha detto Erio Ambrosino, illustrando il documento proposto dal suo gruppo, PD, insieme agli altri gruppi di maggioranza -. Attualmente questi disturbi rappresentano un grave problema di salute pubblica, visto che negli ultimi anni c’è stato un progressivo abbassamento dell’età di insorgenza, tanto che sono sempre più̀ frequenti diagnosi in età̀ preadolescenziale e nell’infanzia: si ammalano bambine e bambini di 10 anni o anche meno”.

Secondo i dati del Ministero della Salute, riferiti al periodo 2019-2023, sono state oltre 3 milioni le persone in Italia in cura per anoressia, bulimia e binge eating, di cui oltre un terzo tra i 12 e i 16 anni, con dati molto in aumento tra i 6 e i 10 anni. Si tratta in realtà di dati incompleti e che forse sottostimano la situazione perché molti di coloro che soffrono di questo tipo di patologia non sono presi in carico dal sistema sanitario nazionale o ci arrivano tardi, quando ormai la situazione è grave. Inoltre, la scarsa presenza di centri specializzati e la loro non omogenea collocazione sul territorio nazionale non permette alle famiglie un tempestivo riconoscimento del problema. La mancanza di strutture adeguate fa si che molto spesso le famiglie vengano lasciate sole ad affrontare le prime fasi di questo dramma, con un peregrinare in cerca di luoghi di cura per l’Italia.

Sempre secondo questi dati i posti letti a disposizione per gli eventuali ricoveri in Italia sono nel complesso solo 900, tenendo conto di ospedali, comunità̀ e centri diurni, e di questi l’85% è al Nord e non può̀ rispondere ai bisogni di cura di circa 3 milioni e mezzo di italiani affetti.

Per far fronte a questa situazione, in continuo peggioramento, nel 2018 il Ministero della Salute, su forte sollecitazione delle associazioni dei familiari e degli operatori sanitari, aveva istituito un vero e proprio “Codice Lilla”, che dovrebbe essere utilizzato al momento dell’accettazione al Pronto Soccorso di persone con disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. Il codice permette di attivare indicazioni operative in un’ottica multidisciplinare, tenuto conto del fatto che l’accesso al Pronto Soccorso è un’occasione importante per intercettare una persona che soffre di disturbi di questo genere e avviarlo verso un percorso terapeutico. Ad oggi però ancora non c’è traccia di applicazione del “Codice Lilla”, così come era stato pensato e voluto.

“Un primo passo – ha spiegato Erio Ambrosino – è stato fatto nel 2022, inserendo le prestazioni relative ai disturbi della nutrizione e dell’alimentazione all’interno dei livelli essenziali di assistenza (LEA) al di fuori del capitolo della salute mentale e quindi con un budget autonomo. Ancora però non è sufficiente, specialmente se pensiamo che il Fondo per il contrasto dei Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione istituito nel 2022 aveva una dotazione di 25 milioni di euro per gli anni 2022 e 2023, mentre per il 2024 non era stato stanziato nulle e sono arrivati in extremis 10 milioni solo dopo le numerose proteste di associazioni e famiglie e le manifestazioni degli studenti. È chiaro che questo non basta, senza contare che non sono ancora stati emanati i decreti attuativi per inserire ufficialmente i disturbi alimentari nei LEA (Livelli essenziali di assistenza). È necessario che l’intervento governativo divenga strutturale, in modo da poter costruire dei percorsi stabili e poter lottare in maniera seria contro queste malattie, ancora troppo sottovalutate”.

“È molto importante fare quello che possiamo per chiedere risorse e attenzione sul tema – ha detto Maria Laura Risso (Centro per Cuneo) -. La pandemia ha dato il colpo di grazia a un’epidemia già in corso confermando e acuendo un trend che era già in crescita: i dati nazionali parlano di 3.870 morti in un anno, 315 al mese, più di uno al giorno. Al 28 febbraio 2023 erano 126 i centri dedicati a curare questo tipo di patologie e solo il 48% prendeva in carico i minori fino a 14 anni, quindi mancano centri dedicati. Nel cuneese i dati sono ugualmente allarmanti nel 2023 800 adolescenti sono stati presi in cura dalla neuropsichiatria, 1 ogni tre giorni viene ricoverato per queste patologie. Non esiste però un reparto dedicato purtroppo, anche se in realtà Cuneo lavora su questa tematica da oltre 20 anni, con gli sportelli di ascolto, il ‘Cantiere giovani’, le progettualità e innumerevoli interventi che hanno portato ad avere un’equipe multidisciplinare che opera con continuità e da molto tempo. Un importante servizio a cui si può accedere o attraverso impegnativa del medico curante o per accesso diretto. Nonostante Cuneo sia all’avanguardia, tutto questo non è sufficiente perché gli accessi nel 2023 sono aumentati del 35-40% e c’è un solo psichiatra a tempo pieno, ne servirebbero due”.

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