Savigliano – In seguito alla morte del marito si era trovata a dover far fronte al considerevole debito con l’erario che il coniuge le aveva lasciato: centinaia di migliaia di euro di tasse non pagate dall’attività artigiana di cui era stato titolare. La donna pensava di aver trovato l’aiuto di un conoscente che si spacciava per commercialista e che le aveva garantito di poter risolvere i suoi problemi aiutandola a ottenere un prestito di 11.000 euro per poter appianare i debiti con l’Agenzia delle Entrate. Più di 5.000 euro di quel prestito finirono però nelle tasche di A. R., ora in carcere per altri motivi, che è stato rinviato a giudizio con l’accusa di aver praticato l’attività di mediazione creditizia senza averne titolo, di dichiarazione fraudolenta, truffa ed esercizio abusivo della professione. All’uomo è stato anche contestato il reato di violenza privata perché nel momento in cui la donna provò a chiedere la restituzione del denaro, l’uomo l’avrebbe minacciata con una pistola (risultata essere poi solo un giocattolo). I fatti risalgono al 2020, quando, in piena emergenza Covid, l’uomo si era offerto di andare a casa della donna per aiutarla nel disbrigo di tutte le pratiche con Equitalia e per suggerirle di chiedere un finanziamento per pagare i propri debiti. Per evitare che quella somma se la intascasse subito l’erario, l’uomo le propose di affidare a lui 5.000 euro tramite bonifico. A ottobre 2020 però quando la donna provò a chiedere al sedicente commercialista la restituzione di quei soldi, l’uomo la minacciò con una pistola: “Sono andata a casa sua per dirgli che se non mi avesse restituito i soldi lo avrei denunciato e lui mi mostrò un panno in cui era avvolta una pistola, mi disse che aveva già gambizzato suo fratello e non avrebbe avuto problemi a farlo con mio figlio. Era stato mio figlio infatti a mettermi in guardia, a non fidarmi di lui, ma io non l’avevo ascoltato”. Di storia squallida in cui ci si ruba tra poveri ha parlato il pubblico ministero durante la requisitoria in cui è stata ricostruita la vicenda con le prove a carico dell’imputato e al termine della quale è stata chiesta la condanna a tre anni di reclusione e 9.000 euro di multa con la dichiarazione per l’imputato di delinquenza abituale e la richiesta di scontare tre anni di casa di lavoro al termine della pena. Richiesta di condanna cui si è associata la parte civile che ha chiesto i risarcimento di 5.000 euro per il danno subito, mentre la difesa ha contestato la sussistenza dei reati di esercizio abusivo della mediazione creditizia e della professione di commercialista essendosi per lo più tratto di un primo interessamento messo in atto in periodi di forti restrizioni per il Covid. Il giudice ha invece condannato l’uomo per tutti i reati, a eccezione del reato di truffa ritenuto insussistente, alla pena di due anni e tre mesi di reclusione più la casa di lavoro per la durata minima di due anni e il risarcimento di 2.000 euro alla vittima.