Ha radici storiche lontane il sogno di pace dell’Europa. Era il sogno dei suoi Padri fondatori negli anni Cinquanta del secolo scorso. Lo chiariscono subito gli autori di questo volumetto che ha il pregio non indifferente della sintesi chiara ed efficace pur con un tema alquanto ampio e, soprattutto, di scottante attualità non solo sul piano della cronaca drammatica, ma anche nella prospettiva della consultazione elettorale.
E in fatto di chiarezza, gli autori non usano giri di parole. L’appuntamento di giugno è data importante per i cittadini europei: “diranno loro quale nuova Unione vogliono, con quali politiche e quali responsabili politici alla guida della prossima legislatura”. Ancora più esplicitamente, sarà occasione per scegliere dove andare “se indietro verso un passato di cui abbiamo imparato a conoscere la drammatica realtà o se andare avanti verso un nuovo sogno, più coraggioso, grazie alle esperienze maturate negli anni passati”.
Ha dunque una sua ragion d’essere lo sguardo al passato della prima parte. Guardare al passato è scoprire le radici di questa “avventura dell’integrazione europea” segnate da grandi propositi, successi ottenuti e occasioni mancate, da balzi in avanti e momenti di stasi, di riflessione che rischiano di diventare un peso nell’immaginario collettivo.
La parola ricorrente è appunto “sogno” che esprime la grandiosità del progetto, ma anche deve fare i conti con un progressivo processo di logoramento. Laddove il sogno è slancio, prospettiva aperta, proprio di logorio tocca parlare per la dimensione più comprensiva di queste speranze, la pace appunto.
Nata nel secondo dopoguerra, la Comunità Europea si fonda sull’urgenza di costruire un clima di cooperazione. Il testo riporta l’invito di Luigi Einaudi a “distruggere e bandire per sempre il dogma della sovranità perfetta” identificato quale primo nemico dell’umanità e della pace. I passi dei decenni successivi sono su questa linea, ma trovano sempre più ostacoli nella difficoltà a superare i particolarismi nazionali. Tanto che se si può ritenere raggiunto l’obiettivo dei Padri di costruire un futuro di pace, considerando i decenni trascorsi, è altresì vero che non va dato per scontato.
È comunque un obiettivo fragile all’interno per le spinte sovraniste e i difficili equilibri. e all’esterno per le sfide che chiamano in causa il ruolo geopolitico dell’Unione nel mondo. Il “brusco risveglio” del 24 febbraio 2022 con l’Ucraina come l’esplodere delle tensioni dopo il 7 ottobre scorso stanno ad ammonire istituzioni e cittadini circa la necessità di recuperare lo sguardo europeo sul mondo e sul nostro stesso continente.
Ha quindi un singolare spostamento di baricentro l’analisi condotta dal gruppo di lavoro di Apice nel formulare una riflessione sul futuro. Avendo per tema la pace, si dirige l’attenzione verso i punti deboli e alcune emergenze che interpellano l’Unione. La scelta di metodo si rivela però questione di sostanza, sottintendendo che è proprio la riflessione su questi aspetti “da chiarire” a dare fondamento per un costruttivo processo di pace.
L’orizzonte di tutte le riflessioni proposte è ovviamente segnato dalla prossima consultazione elettorale. A questo proposito sono da sottolineare due aspetti conclusivi del testo. Da un lato si risponde a un’esigenze di chiarezza intorno alle istituzioni europee. Conoscerle nei loro compiti è anche rendere ragione della loro importanza, pur con tutti i limiti esposti nelle precedenti pagine. D’altro lato viene proposto anche un “manifesto per un’Europa accogliente e solidale”: pochi punti che tratteggiano il volto di questa Unione da riscoprire e, in parte, forse anche da rifondare.
Vincere la pace
di artisti vari
Editrice Primalpe
euro 12