Valle Po – Insultata, picchiata e minacciata per tutta la durata della loro relazione, ma in particolare in seguito alla nascita del figlio nel 2020. “Aveva scatti di ira immotivati e improvvisi, dal nulla alzava le mani e mi insultava, mi dava della poco di buono, mi diceva che non valevo niente”, ha riferito in aula la donna che solo in seguito all’ultimo episodio di violenza, nel novembre del 2021 decise di lascare il marito e denunciarlo all’autorità giudiziaria. Con l’accusa di maltrattamenti aggravati dalla presenza di un minore, è finito a giudizio il cuneese E. B. “C’erano stati campanelli d’allarme già all’inizio della nostra relazione perché quando si arrabbiava mi stringeva il viso tra le sue mani, ma io ho sottovalutato e perdonato. Poi le cose sono peggiorate quando è nato nostro figlio”, ha proseguito la donna nel suo racconto, riferendo del giorno in cui le avrebbe tirato contro una sedia, mancandola, mentre lei aveva in braccio il figlio di tre mesi, o di quella volta in cui, ad aprile 2021, dopo essersi rifugiata col figlio in camera da letto, lui la raggiunse sfondando la porta a calci e le avrebbe tirato un pugno sul volto spaccandole il labbro. L’ultimo episodio, a novembre 2021, si verificò in cucina e venne ripreso dalle telecamere di sorveglianza che la coppia aveva fatto installare: “Eravamo a pranzo, gli ricordai che dovevamo andare ad una visita medica del bambino e lui urlava che doveva andare in bici”, ha raccontato la donna ai giudici. “Anche quando ebbi un aborto spontaneo e stavo male lui urlò che doveva andare in bici. Quel giorno dovevo andare a prendere il bambino a scuola e mentre mi infilavo le scarpe mi lanciò contro il telefono”. Il seguito della scena venne ripreso dalle telecamere che immortalarono la donna spinta e bloccata contro il mobile della cucina e poi sbattuta con la testa contro la finestra. Solo quella volta la donna si recò all’ospedale dichiarando però di essersi fatta male da sola. Delle violenze e delle minacce erano al corrente le sorelle della donna, che hanno testimoniato in aula riferendo di aver già da tempo suggerito alla sorella di denunciare il marito ma che lei non voleva per paura di perdere il figlio. “Vedevo che mia sorella non era felice, era succube e le consigliai di non sposarlo”, ha raccontato la sorella maggiore che più volte aveva già sollecitato la donna ad allontanarsi da casa e chiamare il 1522. Di continue vessazioni, scenate di gelosia e di un progressivo isolamento del marito da tutti gli amici e dalla famiglia hanno invece parlato i testimoni chiamati dalla difesa, che hanno descritto la donna come ossessionata dal continuo controllo sul marito tanto da allontanarlo non solo dagli amici ma anche dalla famiglia che non partecipò neanche al loro matrimonio. “Era possessiva con lui e non mi permise neanche di vedere mio nipote. Noi della famiglia lo abbiamo conosciuto solo dopo che loro si sono separati. Solo da quel momento siamo tornati a essere una famiglia unita come lo eravamo prima”, ha raccontato la sorella dell’imputato. “Ci frequentavamo alla domenica, all’incirca ogni due settimane e fui dispiaciuta quando seppi della separazione – ha riferito in aula una cugina della donna -. Dopo che lei andò via lui mi confessò di averle dato una spinta solo una volta. Mi disse che non ce la faceva più a sentirsi dire che non era un buon marito e un buon padre”. Il processo proseguirà il 6 giugno.