Il titolo del documentario di Remo Schellino, che sarà presentato giovedì 15 febbraio al cinema Lanteri, riprende un vecchio proverbio che racchiude la saggezza esistenziale di intere generazioni di contadini. “Sotto la neve, pane” dice infatti l’esperienza del chicco che sotto la neve non solo non gela, ma germoglia per diventare grano e poi pane, cioè vita. C’è la saggezza popolare capace di sintetizzare in poche parole un’esperienza millenaria di rapporto con i ritmi della terra, ma anche con le persone. E il regista proprio a questa cultura popolare rende omaggio dando voce ad alcuni abitanti del suo paese, Belvedere Langhe. Un’antologia di voci che raccontano proprio la vita nella prima metà del secolo scorso. C’è la maestra che a piedi ogni giorno raggiungeva la sua scuola senza badare al tempo. Affiorano i ricordi di madri, spose, sorelle legati a giovani partiti per la guerra. Si tratteggia in altri interventi un mondo strettamente legato alla terra e agli animali: “dopo che ho venduto il bestiame, ho perso le forze”, dice un allevatore. Non a caso quello di Remo Schellino è anche un esplicito omaggio a Nuto Revelli nel ventennale della scomparsa. Del celebre scrittore il regista si sente in certo modo uno degli eredi nel sostenere la memoria, non con fonografo e penna, ma con la cinepresa, di un mondo scomparso. Ambedue documentaristi per dare voce ai “vinti” e insieme riscattare quella cultura della vita e del lavoro che ha sorretto intere generazioni: “un passato forse più semplice, ma certamente ricco di una tradizione millenaria in cui magia e religiosità convivono”. Si fa ascoltatore dei racconti. “Come Nuto – dice Schellino – provo a raccontare con immensa pazienza, con grande rispetto”. Le voci e le immagini diventano testimonianza, ricerca e, perché no, dono offerto al mondo contemporaneo per ritrovare il proprio passato.
“Sotto la neve, il pane” è presentato al Lanteri giovedì 15 febbraio alle 21.