A riprendere il titolo del libro viene da pensare che il rapporto tra la valle Gesso e le potenzialità di produzione di energia idroelettrica sia segnato da una certa problematicità non facile da dirimere. Più volte l’autore usa nelle prime pagine il condizionale che necessariamente rimanda e si confronta con quello che oggi c’è. Si mettono dunque sui piatti della bilancia i rivolgimenti climatici attuali con la funzione di regolamentazione delle acque assunta dai bacini artificiali e in questa ottica di confronto si guarda a quanto circa un secolo fa si progettava su questo territorio.
Non che l’autore voglia addentrarsi in polemiche, né scandagliare a fondo il dilemma, che per altro chiama in causa motivazioni altrettanto valide sia sul piano ambientale sia su quello produttivo dell’energia elettrica. La sua è un’annotazione introduttiva che rimane da sfondo per l’analisi successiva di carattere prettamente tecnico e documentale.
La crescente richiesta di energia dagli inizi del Novecento conduce a valutare le possibilità di sfruttamento intensivo della ricchezza idrica nelle valli alpine. Per la zona delle Alpi Marittime lo testimonia in modo chiaro il progetto che l’autore prende in esame risalente già al 1924. È un’analisi che si presenta fin dai primi capitoli con una evidente caratterizzazione tecnica e va letta quale antecedente a un ampio studio dello stesso Simone Aime sulla diga del Chiotas.
La Valle Gesso per la sua morfologia, per la sua conformazione orografica oltre che per la sua stessa storia geologica si presterebbe alla costruzione di dighe anche di limitate dimensioni. Così il progetto del 1924 prende in esame la possibilità di creare bacini artificiali in corrispondenza di parecchi laghi già esistenti.
L’autore documenta tutto una notevole quantità di documenti che sono stati “sepolti” per un centinaio di anni nell’archivio storico Enel di Napoli, testimonianza dell’interesse verso questo territorio.
La Valle Gesso e l’idroelettrico
di Simone Aime
Editrice Primalpe
euro 17