Vicoforte – Le Forze dell’ordine lo conoscevano bene perchè altre volte aveva chiamato il 112 chiedendo l’intervento dei Carabinieri, circa sei volte nell’arco di un anno: una volta perchè non riusciva a mettersi in contatto col padre, un’altra perchè aveva discusso con la convivente o ancora perchè questa si era allontanata lasciando l’auto parcheggiata sotto casa, “una volta chiamò, ma era molto ubriaco e non articolava parole comprensibili” ha riferito in aula il militare del Nucleo Radio Mobile di Mondovì che a seguito dei due interventi che dovettero fare a casa di A.B. la notte del 23 ottobre del 2021, decisero di procedere con la denuncia per procurato allarme e rifiuto di esibire i propri documenti. Al loro arrivo i militari trovarono sotto casa dell’uomo la convivente che in seguito ad un’accesa discussione con l’uomo, aveva deciso di allontanarsi dall’appartamento per evitare che lui, in preda all’alcol, urlasse ancora. Dopo aver citofonato anche l’uomo scese, ma si rifiutò di fornire le proprie generalità, “non ho insistito, tanto lo conoscevamo e non volevamo farlo agitare ancora di più”, ha aggiunto durante la sua deposizione il Carabiniere. Dopo una ventina di minuti però l’uomo chiamò ancora dicendo che stava di nuovo discutendo con la sua compagna; quando i militari arrivarono trovarono di nuovo la donna davanti al portone e le consigliarono di trascorrere la notte da qualche amica o parente per evitare che l’uomo si agitasse ancora. Le due condotte sono state giudicate inutili e nocive dall’accusa che ha chiesto la condanna al pagamento di un’ammenda di 400 euro. Diversa la conclusione della difesa, che ha citato anche una sentenza della Cassazione in cui era stato giudicato legittima la richiesta di intervento delle Forze dell’ordine in un caso di litigio fra coniugi, così come non sussisteva il reato di rifiuto di fornire le proprie generalità dal momento che i militari conoscevano bene l’uomo. Una conclusione condivisa anche dal giudice, che ha assolto l’imputato per insussistenza del fatto.