Cuneo – Sta facendo discutere la proposta del Consorzio di tutela dei vini piemontesi di cambiare le regole di produzione dei vini Barolo e Barbaresco. Tutta la controversia riguarda gli effetti di una crescita dei vigneti: più zone di produzione si potrebbe tradurre in più offerta, quindi discesa del prezzo al dettaglio.
La prima modifica
La prima proposta del Consorzio è di obbligare i produttori a imbottigliare i vini autentici nella stessa zona in cui viene raccolta l’uva; in questo caso, pare che anche i produttori siano d’accordo.
La seconda proposta
Unire le due aree Docg e consentire a un produttore di Barolo di imbottigliare, nella stessa cantina, anche il Barbaresco (e viceversa): questa è la seconda proposta del Consorzio, che tra i produttori ha sollevato non pochi dubbi. Come integrazione a questo punto, si vorrebbe consentire la vinificazione anche in quei Comuni che, benché rientrino nelle aree Docg, sono escluse dall’elenco dei produttori. Caso emblematico è Alba: qui vi sono pochi filari che producono vino, tuttavia prossimamente potrebbe essere installata un centro di produzione. La proposta di unire le aree Barolo e Barbaresco, secondo i contrari, rischia di far perdere specificità a ciascuna produzione, facendo calare anche il prezzo.
La terza
Consentire di produrre vino Barolo/Barbaresco anche in quei territori che, ad oggi, sono ritenuti non idonei alla coltivazione: questa la terza e ultima proposta del Consorzio, giustificata dal caldo e dai fenomeni climatici inusuali. Infatti, in alcuni versanti delle Langhe le uve vanno sempre più spesso incontro a una maturazione eccessiva. Consentendo di vinificare anche in altre aree, si aumenterebbe la produzione (bilanciandone l’impatto ambientale); è proprio questo però il punto su cui molti produttori si trovano in disaccordo: si farebbe passare un’immagine per cui chiunque vuole allargare la produzione può farlo, nonostante non si trovi nelle tradizionali “patrie” dei vini Docg.