Alle porte del deserto del Negev c’è un gruppo di giovani che non si arrende alla logica della guerra e della sopraffazione. Paradossalmente è una storia di speranza quella che “Sarura” documenta in mezzo alla violenza assurda di questi mesi. Uno sguardo che si apre al futuro consapevole delle difficoltà, ma anche dell’impegno richiesto a ognuno.
Sul territorio in cui si trova il villaggio di Sarura pesano nomi diversi che dicono la complessità politica che vi regna. Per gli Inglesi era la West Bank, la sponda occidentale del Giordano, per lo stato di Israele è Giudea e Samaria, per il mondo intero è la Cisgiordania.
Sarura è situato tra la città di Hebron e il deserto del Negev a poca distanza da due colonie israeliane. Negli anni Novanta ripetute azioni di forza dei coloni portarono all’evacuazione del villaggio, cosa che non avvenne nella vicina Al-Tuwani. Qui gli abitanti si organizzarono per resistere agli sgomberi forzati e alcuni giovani, gli “Youth of Sumud” i giovani della perseveranza, si impegnarono in una capillare opera di documentazione video e fotografica della situazione, appoggiati anche da organizzazioni internazionali, tra le quali Operazione Colomba. A questo gruppo dieci anni fa il regista Nicola Zambelli dedicò un primo documentario e ora ritorna sul posto per ritrovare questi giovani che hanno preso come residenza le grotte di Sarura e lavorano per ripristinare la vita e l’economia agricola della zona oltre a continuare nel lavoro di raccolta di filmati che testimoniano gli attacchi ripetuti da parte dei coloni. Un lavoro di resistenza pacifica per affermare il diritto alla terra e all’esistenza di chi vi abita.
La Rete pace e disarmo di Cuneo presenta, in collaborazione con il Centro di cultura islamica di Cuneo, il film “Sarura” martedì 23 gennaio alle 21 al cinema Lanteri. L’ingresso è gratuito.