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Giovedì 21 novembre 2024

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Intossicazione alimentare in caserma a Fossano, tre condanne

L'episodio nel luglio 2019, l'accusa di lesioni colpose (per alimenti pericolosi per la salute) a responsabili e cuoco dell'azienda che gestiva la mensa

La Guida - Intossicazione alimentare in caserma a Fossano, tre condanne

Fossano – Si è concluso con la condanna di tutti e tre gli imputati il processo per l’intossicazione alimentare che si verificò all’interno della caserma “Dalla Chiesa” di Fossano tra i militari del 32° Genio Guastatori. Con l’accusa di lesioni colpose per aver somministrato alimenti pericolosi per la salute, erano stati rinviati a giudizio G. D. P., A. S. e M. B. (rispettivamente legale rappresentante, responsabile della sicurezza alimentare e chef della ditta che aveva in appalto il servizio mensa nella caserma). Il 25 luglio 2019 erano 190 i militari che avevano mangiato in mensa; il menù di quel giorno offriva la scelta fra due tipi di pasta e due secondi piatti, in particolare polpettone e cosce di pollo al forno con rispettivi contorni. Nei giorni successivi in 40 manifestarono sintomi di gastroenterite; di questi in 19 dovettero ricorrere alle cure dell’ospedale e in particolare due di loro vennero ricoverati e si sono costituiti parte civile al processo. Dalle analisi cui furono sottoposti alcuni dei militari ricorsi alle cure dell’ospedale, emerse la positività al Campylobacter jejiuni, un batterio presente nell’acqua e nella carne avicola. Le analisi effettuate sull’acqua diedero esito negativo e quindi a essere incriminato fu il piatto di cosce di pollo cotte al forno. Secondo il perito dell’accusa, la carne cotta era stata porzionata utilizzando gli stessi coltelli usati per tagliare le cosce di pollo da crude: la mancanza di una perfetta disinfezione delle posate avrebbe avuto come effetto quello di una contaminazione incrociata trasferendo il batterio sulla carne servita a mensa. Secondo il consulente della difesa invece le analisi degli inquirenti si erano limitate alla ricerca di un solo tipo di batterio, escludendo di fatto altre forme di contaminazione ambientale. In secondo luogo le indagini sarebbero state carenti anche sul campione di alimenti analizzati dal momento che mancavano analisi sulla carne del polpettone. Carenze che secondo la difesa avrebbero condizionato negativamente l’accertamento dei fatti, portando a concludere che si verificarono effettivamente episodi di gastroenterite ma senza poter definire con certezza quale ne fosse stata la causa. Secondo l’accusa però dall’istruttoria erano emerse carenze rispetto alla normativa Cee sia per quanto riguardava il centro cottura sia per la formazione del personale e per le procedure di abbattimento delle temperature; inoltre non c’era il termometro nel carrello dove erano conservati i vassoi delle pietanze cotte prima di essere servite, elementi di responsabilità che hanno indotto il pubblico ministero a chiedere la condanna degli imputati a cinque mesi di reclusione. Una ricostruzione e una richiesta di condanna accolta dalla giudice che ha condannato i tre imputati a due mesi e 20 giorni e 270 euro di multa, oltre al risarcimento per i due militari costituiti parti civili in giudizio da liquidarsi in sede civile.

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