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Venerdì 22 novembre 2024

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Il bucchero e l’emozionante legame tra l’uomo e la terra

Michelangelo Tallone artista a Paesana, arriva da una lunga tradizione di famiglia e dal più antico laboratorio di ceramica del cuneese

La Guida - Il bucchero e l’emozionante legame tra l’uomo e la terra

Michelangelo Tallone è nato a Revello nel 1964. Ha frequentato per un paio d’anni il Liceo Artistico Ego Bianchi di Cuneo, abbandonandolo nel 1980 per andare a lavorare come apprendista di bottega nei laboratori ceramici di Oscar Balmas a Rifreddo il più antico laboratorio di ceramica del cuneese. Qui ha realizzato il suo sogno infantile di diventare ceramista. Nel 1986 ha aperto un laboratorio per proprio conto dove ha iniziato la sua ricerca. Dal vasellame è passato alla figura, quindi si è occupato di restauri architettonici, ha progettato e costruito grandi stufe in ceramica e ha elaborato interessanti soluzioni di complementi d’arredo. A partire dal 1993, ha riesumato un’antica tecnica artistica risalente al periodo etrusco del VII secolo avanti Cristo: il bucchero, che diventa il suio marchio di fabbrica. La contemporaneità che sposa l’arcaico. Segni, sbalzi, forme che cercano l’uomo e dall’uomo ridiventano segni, sbalzi, forme. Il successo dei suoi lavori gli ha permesso di partecipare a numerose mostre ed esposizioni personali e collettive.
Nel 1994 ha iniziato la sua attività espositiva con una collettiva. Nel 1995 la sua prima personale “Kerama”, lo vede protagonista a Demonte, per poi passare per Ventimiglia, Torino, Sanremo, Cuneo, Saluzzo. Nel 1999 si è aggiudicato il Premio Saccarello per la scultura. Nel 2002 viene invitato con Guido Vigna ad esporre al Palazzo della Provincia di Cuneo per la rassegna Incontri d’Arte. Sempre nel 2002, è approdato a Roma, con l’importante mostra Quattro artisti per la pace nella Basilica di Santa Maria degli Angeli. Nel 2005 Lavora alla Cappella della Vita Nuova, eseguendo un bassorilievo raffigurante la Vergine (Madre della vita), l’altare e una grande scultura, un Cristo risorto. Tra maggio e giugno 2013, ha allestito la personale intitolata Noir nelle sale di Palazzo Salmatoris a Cherasco. Vive e lavora a Paesana.
“Per me essere artista significa – dice Tallone – avere la possibilità di esprimermi e di dialogare attraverso i materiali, concretizzare delle emozioni dando vita alla materia. Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia in cui l’arte era di casa: mio papà Mario era artista e scultore del ferro, il mio bisnonno Tommaso Margaria (detto “Tumà dle Madone”), già era pittore. Per questo motivo, la mia scelta non è mai stata messa in discussione. Mio figlio Marco, poi, ha deciso anche lui di intraprendere questo percorso”.
Sperimentatore di tecniche e materiali diversi (dal legno al bronzo, dall’acciaio al marmo), l’artista utilizza da ultimo anche terre bruciate e arrugginite, creando forme tendenzialmente astratte, vitali, che sembrano contenere, e al contempo rilasciare, fasci energetici in tensione, gusci ovali che si avvicinano tra loro occupando lo spazio circostante. La scultura di Tallone accoglie l’aspetto del colore sotto forma di sfumature dal nero opaco al lucido dei riflessi argentei.

“La ricerca di Michelangelo Tallone – scrive Cinzia Rezio – si basa sulla capacità di unire la perizia tecnica – accresciuta da una continua analisi e bisogno di sperimentalismo – con l’attenzione al valore semantico, ideologico ed intellettuale delle opere realizzate. La ceramica, o meglio il bucchero, per Tallone diventa un materiale in grado di unire attorno a sé, non soltanto l’armoniosa accuratezza di forme atte a soddisfare necessità di carattere estetico, ma anche l’intensità stessa di un percorso culturale e spirituale che fa parte della Storia e della Natura. Scolpire significa collaborare con la natura o meglio infondere se stessi nella materia che rimarrà modificata per sempre: queste poche parole sintetizzano, a mio avviso, la poetica o meglio la magia di Michelangelo Tallone, la prassi del suo fare scultura non monumentale, e soprattutto l’idea che la governa.
E’ forse per tale motivo che conferire una forma plastica ad un concetto, ad un oggetto per Tallone diventa un vero e proprio procedimento etico, con un sottinteso e volontario segno della misura morale legato ad ogni gesto creativo nutrito dalla presenza forte del pensiero”.
“Il gesto, la tecnica, il ritmo, il rito, sono gli stessi da sempre ed in questo Michelangelo è il magnifico artigiano che trasmette e continua a far vivere la tradizione – scrive Lucia Demaria -. L’intuizione no, quella è tutta sua, ha origine e prende, fondamento della sua testa e della sua anima aggiogate allo sguardo sensibile. Tallone si trasforma allora in artista originale e creativo, che usa quello stesso mestiere che pure ogni giorno lo fa campare, per andarsene quando può, in faticosi eppur felici momenti di incanto,per una strada tutta nuova e tutta sua”.
“Corpi geometrici curvilinei, dalle masse piene e ovoidi, s’inarcano verso l’alto con le loro estremità scheggiate e sottili; non si presentano in condizioni di solitudine, ma ricercano il contatto con altre unità plastiche affini, per figurare i sentimenti umani dell’incontro o dello scontro, dell’unione amorosa o del gesto affettuoso di due esseri che siedono a terra l’uno appoggiato all’altro. La materia con cui sono realizzati è l’impasto ceramico, trasformato anche in bucchero, che patina di nero caliginoso le superfici, seguendo gli andamenti fluidi del modellato, dall’aspetto alternativamente liscio e scabro. E’ il mondo delle forme scultoree di Tallone: un mondo di poesia degli affetti, di simbologie astratte naturali, di partecipazione personale al misterioso ed emozionante legame tra l’uomo e la terra, con i suoi significati reconditi e le segrete armonie tra gli elementi di cui sono entrambi composti. La pulsione vitale in Tallone è dunque il principioguida del suo lavorare la scultura “per via di porre”, plasmando con tecnica antica l’argilla, dopo averne dosato con accortezza il composto ferroso, e soprattutto assecondando gli esiti felici della metamorfosi dei materiali nel fuoco di cottura” dice Enrico Perotto.

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