Il 27 dicembre, all’età di 98 anni, è mancato Jeacques Delors, grande figura della politica francese ed europea. Cattolico e socialista era cresciuto nel mondo frammentato del sindacalismo francese, diventando poi ministro delle Finanze con la presidenza di François Mitterrand. Nel 1985 venne designato alla presidenza della Commissione europea grazie a un’intesa tra Helmut Kohl e il presidente francese, ridando a questa importante istituzione comunitaria una nuova vitalità nel corso di tre mandati, tra il 1985 e il 1995.
Erede di Robert Schuman e Jean Monnet rilanciò con forza il processo di integrazione europea favorendo gli allargamenti a Spagna e Portogallo, l’unificazione della Germania dopo l’abbattimento del Muro di Berlino e l’ingresso nell’UE di Austria, Finlandia e Svezia nel 1995.
Molti e importanti i risultati ottenuti, dalla realizzazione del “mercato unico europeo” alla riforma della politica agricola e del bilancio UE fino al cantiere per la creazione della moneta unica. Aveva in mente la costruzione progressiva di un’Europa federale, senza aver sposato fino in fondo la visione di Altiero Spinelli, ma affrontando con determinazione le resistenze dei “sovranisti” di allora, con scontri al calor bianco con la Dama di ferro, Margaret Thatcher.
Nel gennaio del 1985, appena giunto alla presidenza della Commissione europea, prese l’iniziativa di raccogliere attorno al tavolo organizzazioni imprenditoriali e sindacali europee per coinvolgerle in un “dialogo sociale” con l’obiettivo di portare al centro delle politiche comunitarie il tema del lavoro e dei diritti sociali. Ne derivarono nuove normative più avanzate e la Carta dei diritti fondamentali europei, integrata nel 2009 nel Trattato di Lisbona con valore vincolante.
Non è infondato immaginare lo sconforto che l’avrà accompagnato in questi ultimi anni di storia comunitaria, segnata nel 2005 dal rifiuto francese del Progetto per una Costituzione europea, dall’evoluzione intergovernativa dell’UE nel quadro del grande allargamento di inizio secolo e l’impatto drammatico sull’Europa, con la guerra all’Ucraina, di una mancata politica comune della difesa, bloccata dalla sua Francia nel 1954 e che Delors tentò invano di rilanciare.
Con Delors se ne è andato uno degli ultimi Padri dell’Europa della solidarietà e dei diritti, un uomo visionario ma anche pragmatico, un carattere forte e non sempre facile, dotato di un’intelligenza politica aiutata da collaboratori di grande qualità e da un’Istituzione che, anche grazie a lui, aveva ritrovato la voglia di rifondare l’Europa. Una volontà che adesso dovranno dimostrare i cittadini europei, a cominciare dalle prossime elezioni del Parlamento europeo, per dare continuità alla straordinaria avventura dell’integrazione europea di cui Delors é stato una guida straordinaria.