“I viaggi formano i giovani” è una sentenza sottesa a tutte queste storie di giovani valdesi. Non per nulla sono definiti “viaggiatori”, migranti a modo loro, ma qui non si parla dell’emigrazione di povera gente. Qui sono i rampolli della piccola borghesia a cui vanno stretti i luoghi e soprattutto il clima che a inizio Ottocento circonda le valli valdesi. Cercano fortuna, ovviamente, ma insieme cercano libertà. Portano con sé il tesoro dell’intraprendenza borghese.
In forma narrativa, supportata da una breve scheda biografica, vengono colti alcuni personaggi nei momenti decisivi della loro vita. È di solito la scelta di partire, principalmente attratti dalla possibilità di migliorare la vita propria e della famiglia, spesso nella capitale del regno sabaudo, portando sempre con sé quello spirito refrattario ai divieti e all’autorità dispotica dei propri avi.
Inseguendo queste figure si scopre che l’inventore dei Gianduiotti furono i figli di Paul Caffarel dallo spirito imprenditoriale a cui “il ruolo di messo comunale andava stretto”. Disposto a “glissare sulla sua provenienza” in tempi in cui essere valdese non facilitava certo la vita, arriva a Torino nel 1831. Subodora l’affare nelle tavolette di cioccolato, ma sono i figli a dare la svolta ricorrendo alle nocciole, soprattutto a una forma inusuale come un mozzicone e a un nome che faccia ricordare il Piemonte “senza moschetti e di buona pasta”.
Il panorama si allarga a uno dei fondatori della Croce Rossa, a un docente universitario che ha girato mezza Europa, a personaggi che militano nel Risorgimento italiano o in Messico, fino a Octave Prochet che entra nel mondo del cinema hollywoodiano.
Tutte figure maschili, ma, defilate, sempre affiorano donne che hanno condiviso la loro vita. Tutte figure in cui emerge il ricordo della terra, spesso desiderosi di torna perché “è importante chiudere il cerchio, morire dove si è nati”.
Irrequieti viaggiatori valdesi
di Luisa Gay
Editrice Lar
euro 15