Fossano – Era possibile o no accorgersi dell’ammaloramento di parte delle campate del viadotto di Fossano a partire dalle infiorescenze biancastre, le “stalattiti” che si vedevano in altri punti della struttura? Il ponte crollò, miracolosamente senza fare vittime, il 18 aprile 2017, e ora sul banco degli imputati ci sono dodici persone tra dipendenti delle ditte che lo costruirono, delle ditte che nel 2006 eseguirono lavori di manutenzione e dell’Anas, chiamati in causa per il mancato controllo sullo stato di deterioramento della struttura.
Le perizie dei consulenti della Procura avevano già evidenziato che il ponte era crollato proprio in quella parte dove i cavi (che dovevano tenere insieme i cassoni e che passavano dentro a dei tubi) non erano stati correttamente isolati con la boiacca, l’impasto di cemento e additivi, che avrebbe dovuto proteggerli dall’azione corrosiva di acqua e aria ricca di gas di scarico. La boiacca era completamente assente in circa un terzo della struttura e proprio in quel punto il ponte crollò. Non essendoci la boiacca, non c’era stata azione corrosiva e non c’erano quindi infiorescenze biancastre visibili dall’esterno, che invece erano presenti in altri punti del viadotto dove la boiacca era stata iniettata correttamente.
Era possibile accorgersi che qualcosa non andava a partire da quelle infiorescenze? Lo avrebbero dovuto considerare un fenomeno anomalo i cantonieri dell’Anas e segnalarlo ai loro superiori? Secondo il prof. Rosati, uno dei periti della Procura, quelle colature erano un segnale che avrebbe dovuto far scattare controlli più approfonditi su tutta la struttura, mentre per il prof. Ferro, perito dell’Anas ascoltato nel corso dell’ultima udienza, se fossero stati eseguiti carotaggi nei punti dove c’erano le colature sarebbe state trovate armature perfette, perché in quei punti la boiacca era stata iniettata correttamente. Secondo il prof. Biasoli, consulente della Provincia, quelle colature “erano però il sintomo di malessere della boiacca, che col tempo avrebbero potuto diventare una patologia e allora era opportuno estendere i controlli a tutta quella campata”.
Intanto però si può già fare il conto di quanto la Provincia ha dovuto spendere, e dovrà spendere prossimamente, per lavori di manutenzione sulla rete stradale di sua competenza a causa del crollo del viadotto: “Da 800 camion al giorno siamo passati a poco più di 300 – ha riferito in aula l’ingegner Dario Alberto – e questo significa che circa 500 camion transitano sulla rete stradale di competenza provinciale. La cifra di 400.000 euro è stata già spesa per interventi d’urgenza sulle provinciali 309 e 165, ma altri ne dovranno essere investiti per una ammontare complessivo di 900.000 più Iva, siamo oltre il milione di euro”. Il 20 febbraio proseguirà il processo con gli altri periti di parte.